Cristina Meini propone un confronto tra l’approccio filosofico (analitico) e quello psicologico (cognitivo) allo studio del rapporto tra musica ed emozioni e sostiene che la filosofia trarrebbe vantaggio da una maggiore attenzione ai contributi della psicologia, soprattutto perché questa si occupa di fenomeni che quella sottostima; viceversa, l’attenzione alle argomentazioni dei filosofi può fornire una maggiore consapevolezza epistemologica a discipline quali la musicoterapia. La prima parte dell’articolo (§§ 3-8) presenta alcune tra le principali posizioni in filosofia della musica (Hanslick, Langer, Kivy, Davies, Scruton, Matravers, Levinson, Walton; per una panoramica del dibattito contemporaneo cfr. Lentini 2014). Dopo l’interludio (§ 9), nella seconda parte (§§ 10-13) è preso in esame l’apporto della psicologia alla teoria evoluzionista delle emozioni per mostrare come la “teoria del profilo” (o contorno) possa svolgere un ruolo determinante anche in psicologia della musica. L’idea di fare intersecare le vie della filosofia della musica con quelle della psicologia cognitiva è assai feconda. Infatti, nella ricerca di risposte plausibili al problema del rapporto tra musica ed emozioni, la filosofia non può fare a meno di rivolgersi ad altre discipline quali musicologia, sociologia, psicologia e, in generale, le scienze cognitive. A volte però lo ha fatto in modo insufficiente o errato, circoscrivendo ideologicamente l’indagine a un certo tipo di musica (la musica pura, senza testo e programma, della tradizione colta occidentale) e di competenza estetico-musicale (l’esperto) e ignorando fenomeni che, pur avendo magari scarso valore artistico, sono interessanti per capire come e perché la musica intrattenga un rapporto con le emozioni umane. Le riflessioni di Meini contribuiscono a correggere questi vizi della filosofia della musica. I rilievi critici che muoverò intendono suggerire che questo emendamento può essere perseguito senza rinunciare ad alcune acquisizioni teorico-filosofiche a mio avviso significative e plausibili.

Tu chiamale se vuoi emozioni. Note sull'espressività musicale

BERTINETTO, Alessandro Giovanni
2015-01-01

Abstract

Cristina Meini propone un confronto tra l’approccio filosofico (analitico) e quello psicologico (cognitivo) allo studio del rapporto tra musica ed emozioni e sostiene che la filosofia trarrebbe vantaggio da una maggiore attenzione ai contributi della psicologia, soprattutto perché questa si occupa di fenomeni che quella sottostima; viceversa, l’attenzione alle argomentazioni dei filosofi può fornire una maggiore consapevolezza epistemologica a discipline quali la musicoterapia. La prima parte dell’articolo (§§ 3-8) presenta alcune tra le principali posizioni in filosofia della musica (Hanslick, Langer, Kivy, Davies, Scruton, Matravers, Levinson, Walton; per una panoramica del dibattito contemporaneo cfr. Lentini 2014). Dopo l’interludio (§ 9), nella seconda parte (§§ 10-13) è preso in esame l’apporto della psicologia alla teoria evoluzionista delle emozioni per mostrare come la “teoria del profilo” (o contorno) possa svolgere un ruolo determinante anche in psicologia della musica. L’idea di fare intersecare le vie della filosofia della musica con quelle della psicologia cognitiva è assai feconda. Infatti, nella ricerca di risposte plausibili al problema del rapporto tra musica ed emozioni, la filosofia non può fare a meno di rivolgersi ad altre discipline quali musicologia, sociologia, psicologia e, in generale, le scienze cognitive. A volte però lo ha fatto in modo insufficiente o errato, circoscrivendo ideologicamente l’indagine a un certo tipo di musica (la musica pura, senza testo e programma, della tradizione colta occidentale) e di competenza estetico-musicale (l’esperto) e ignorando fenomeni che, pur avendo magari scarso valore artistico, sono interessanti per capire come e perché la musica intrattenga un rapporto con le emozioni umane. Le riflessioni di Meini contribuiscono a correggere questi vizi della filosofia della musica. I rilievi critici che muoverò intendono suggerire che questo emendamento può essere perseguito senza rinunciare ad alcune acquisizioni teorico-filosofiche a mio avviso significative e plausibili.
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