Le tendenze all’omologazione presenti in certe politiche educative (e nella ricerca comparativa che le giustifica) basate sulla governance e, tra l’altro, sulla spettacolarizzazione di benchmark e indicatori internazionali, hanno subito di recente critiche da studiosi legati al discorso postmoderno, e in particolare da alcuni adepti del metodo etnografico. Essi hanno soprattutto criticato l’affermazione di ispirazione neoistituzionalista per cui i sistemi scolastici mondiali tenderebbero necessariamente verso l’armonizzazione e l’omologazione. Queste critiche sono motivate dal fatto che varia letteratura comparativa basata su ricerche etnografiche segnala piuttosto divergenza. Ma vi è anche una reazione, a livello metodologico, contro il “rigurgito” di positivismo implicito nell’uso di benchmark e indicatori. Se a livello internazionale questa reazione avviene specialmente dentro alcune delle frange metodologicamente più avanzate della ricerca etnografica e qualitativa, dove si sta delineando una nuova tipologia di ricerca “post-qualitativa”, che prende le mosse da una “crisi della rappresentazione” ed è basata su una critica “neo-materialista”, in Italia (dove non disponiamo di una survey sulle ricerche in corso) possiamo forse tentare di inferire qualcosa sulle attuali tendenze, da una rassegna degli insegnamenti di educazione comparata impartiti nelle nostre università. Da tale rassegna, si evince un trend positivo dell’educazione comparata in chiave storica. In un recente articolo, A.Nóvoa e T. Yariv-Mashal indicano proprio nella storia un rimedio alle attuali derive dell’educazione comparata. In Italia dunque una reazione alle suddette tendenze potrebbe svilupparsi a partire dalla sensibilità storica presente nella nostra tradizione.

Educazione comparata e resistenza alle tendenze omologanti, tra ‘crisi della rappresentazione’ etnografica e riflessione storica

PAOLONE, Anselmo Roberto
2016-01-01

Abstract

Le tendenze all’omologazione presenti in certe politiche educative (e nella ricerca comparativa che le giustifica) basate sulla governance e, tra l’altro, sulla spettacolarizzazione di benchmark e indicatori internazionali, hanno subito di recente critiche da studiosi legati al discorso postmoderno, e in particolare da alcuni adepti del metodo etnografico. Essi hanno soprattutto criticato l’affermazione di ispirazione neoistituzionalista per cui i sistemi scolastici mondiali tenderebbero necessariamente verso l’armonizzazione e l’omologazione. Queste critiche sono motivate dal fatto che varia letteratura comparativa basata su ricerche etnografiche segnala piuttosto divergenza. Ma vi è anche una reazione, a livello metodologico, contro il “rigurgito” di positivismo implicito nell’uso di benchmark e indicatori. Se a livello internazionale questa reazione avviene specialmente dentro alcune delle frange metodologicamente più avanzate della ricerca etnografica e qualitativa, dove si sta delineando una nuova tipologia di ricerca “post-qualitativa”, che prende le mosse da una “crisi della rappresentazione” ed è basata su una critica “neo-materialista”, in Italia (dove non disponiamo di una survey sulle ricerche in corso) possiamo forse tentare di inferire qualcosa sulle attuali tendenze, da una rassegna degli insegnamenti di educazione comparata impartiti nelle nostre università. Da tale rassegna, si evince un trend positivo dell’educazione comparata in chiave storica. In un recente articolo, A.Nóvoa e T. Yariv-Mashal indicano proprio nella storia un rimedio alle attuali derive dell’educazione comparata. In Italia dunque una reazione alle suddette tendenze potrebbe svilupparsi a partire dalla sensibilità storica presente nella nostra tradizione.
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