Il volume ricostruisce la lotta massonica nella Toscana della Reggenza, entro ilcontesto del moto riformatore avviato da Francesco Stefano di Lorena, e si concentra attorno a documenti nuovi o non vagliati finora in maniera esaustiva. Tenendo in vista il racconto dell’"Istoria della carcerazione del dottor Tommaso Crudeli" (opera di Crudeli stesso e del fidato Luca Antonio Corsi) e le direttive della Congregazione della Fede di Roma all’Inquisitore di Firenze, si fa uso, in particolare, delle note diaristiche di Antonio Cocchi affidate agli oltre 100 quadernetti delle sue "Effemeridi", dei documenti relativi a Tommaso Crudeli conservati nell’archivio della Grand Lodge di Londra e dei carteggi del marchese Antonio Niccolini: figura di spicco dell’aristocrazia e della cultura fiorentina del primo Settecento, che fu uno dei motori dell’azione di sostegno al prigioniero del Sant’Uffizio. Nel contesto della persecuzione si colloca anche il pur ridotto epistolario di Tommaso Crudeli, che qui è ricostruito con l’integrazione di lettere inedite, tra le quali spicca quella davvero ragguardevole, anche perché in italiano, inviata a Crudeli dal ministro inglese Horace Mann, che testimonia lo stretto vincolo intercorrente tra i due. Al caso di Tommaso, segue lo studio e la trascrizione di materiali che integrano utilmente la vicenda dello scontro tra potere temporale ed ecclesiastico a margine della massoneria, relativi al ‘secondo’ processo Crudeli; quello celebrato in sede civile contro Antonio, fratello minore di Tommaso, incriminato e condannato per aver attentato alla vita del padre vallombrosano Prospero Celandri. La vicenda è affidata al racconto di un inedito "Estratto", che fu opera di un altro vallombrosano, il padre Francesco Maria Romani, priore del convento di Santa Trinita a Firenze; all'Estratto si affiancano le carte superstiti del processo, qui trascritte, conswervate negli atti degli Otto di Guardia e di Balia.In fine, un capitolo è dedicato alle lettere di Lady Walpole, figura eroica della massoneria, ad Antonio Niccolini: le lettere documentano la conoscenza della Walpole con l’abate padovano Antonio Conti, anch’egli finito nelle mire del Sant’Uffizio veneziano, ma difeso dalle sue parentele in seno all’aristocrazia veneziana, e, soprattutto, la sua famigliarità col marchese Antonio Niccolini.

Francesco Stefano di Lorena e l'abolizione del Sant'Uffizio. I processi Crudeli (1739-1747) nella Toscana della Reggenza

Rabboni, Renzo
2017-01-01

Abstract

Il volume ricostruisce la lotta massonica nella Toscana della Reggenza, entro ilcontesto del moto riformatore avviato da Francesco Stefano di Lorena, e si concentra attorno a documenti nuovi o non vagliati finora in maniera esaustiva. Tenendo in vista il racconto dell’"Istoria della carcerazione del dottor Tommaso Crudeli" (opera di Crudeli stesso e del fidato Luca Antonio Corsi) e le direttive della Congregazione della Fede di Roma all’Inquisitore di Firenze, si fa uso, in particolare, delle note diaristiche di Antonio Cocchi affidate agli oltre 100 quadernetti delle sue "Effemeridi", dei documenti relativi a Tommaso Crudeli conservati nell’archivio della Grand Lodge di Londra e dei carteggi del marchese Antonio Niccolini: figura di spicco dell’aristocrazia e della cultura fiorentina del primo Settecento, che fu uno dei motori dell’azione di sostegno al prigioniero del Sant’Uffizio. Nel contesto della persecuzione si colloca anche il pur ridotto epistolario di Tommaso Crudeli, che qui è ricostruito con l’integrazione di lettere inedite, tra le quali spicca quella davvero ragguardevole, anche perché in italiano, inviata a Crudeli dal ministro inglese Horace Mann, che testimonia lo stretto vincolo intercorrente tra i due. Al caso di Tommaso, segue lo studio e la trascrizione di materiali che integrano utilmente la vicenda dello scontro tra potere temporale ed ecclesiastico a margine della massoneria, relativi al ‘secondo’ processo Crudeli; quello celebrato in sede civile contro Antonio, fratello minore di Tommaso, incriminato e condannato per aver attentato alla vita del padre vallombrosano Prospero Celandri. La vicenda è affidata al racconto di un inedito "Estratto", che fu opera di un altro vallombrosano, il padre Francesco Maria Romani, priore del convento di Santa Trinita a Firenze; all'Estratto si affiancano le carte superstiti del processo, qui trascritte, conswervate negli atti degli Otto di Guardia e di Balia.In fine, un capitolo è dedicato alle lettere di Lady Walpole, figura eroica della massoneria, ad Antonio Niccolini: le lettere documentano la conoscenza della Walpole con l’abate padovano Antonio Conti, anch’egli finito nelle mire del Sant’Uffizio veneziano, ma difeso dalle sue parentele in seno all’aristocrazia veneziana, e, soprattutto, la sua famigliarità col marchese Antonio Niccolini.
2017
9788827585658
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