Il saggio tratta del ruolo che la fotografia ha avuto nel programma decorativo della nuova stazione fiorentina di Santa Maria Novella. Se la nuova stazione costituisce, come è stato giustamente osservato, un esempio di quella “via toscana alla modernità”, forse lo è anche grazie al ruolo di straordinaria importanza e visibilità che ha avuto la fotografia. Gli ambienti interessati furono le due sale d’attesa, di I e II classe, il ristorante di III e soprattutto la parete lunga della galleria di testa. Per quest'ultimo ambiente, gli architetti del Gruppo Toscano idearono un fregio fotografico che ancora oggi, nella sua collocazione e nella sua originale soluzione, non nella stessa sequenza di immagini, che ancora oggi scorgiamo distratti con la coda dell’occhio. Vittorio Savi notava che «la striscia fungeva da barra ordinatrice dell’impaginato della parete di fondo della galleria», di nuovo il riferimento all’ordine, alla purezza e alla chiarezza, caratteri fondanti dell’arte toscana, quindi di quella via toscana alla modernità. L’idea di inserire in una stazione ferroviaria immagini del patrimonio architettonico e paesaggistico venne riproposta, con alcuni cambiamenti, anche un anno più tardi, nel 1936, nella nuova stazione di Viareggio, inaugurata alla presenza del Duce. Il fregio della stazione fiorentina ha una storia affascinante, poiché si parla di tre diverse versioni che il saggio si propone di distinguere e di contestualizzare in tre diversi periodi storici. In questo arco cronologico che va dalla metà degli anni 30 alla metà degli anni 60, le fotografie del fregio hanno riflesso e ratificato un periodo caratterizzato da forti e significativi cambiamenti storico-sociali, dello stile di vita e dei costumi degli italiani. Oltre alla Galleria di testa, il contributo analizza anche il programma decorativo per altri ambienti interni della stazione fiorentina, per i quali furono gli stessi architetti del Gruppo Toscano a realizzare le fotografie. Per l'analisi di questa collaborazione è stato fondamentale il confronto tra il materiale fotografico conservato nei fondi dei singoli architetti (Berardi, Baroni e Gamberini presso l'Archivio di Stato di Firenze, Lusanna presso gli eredi) e lo studio del contesto storico culturale fiorentino della metà degli anni Trenta, nel quale il razionalismo architettonico viene fatto dialogare con la tradizione della casa colonica fiorentina.

Il fregio della galleria di testa e altre decorazioni fotografiche nella stazione fiorentina di Santa Maria Novella

Patrizia Cappellini;
2017-01-01

Abstract

Il saggio tratta del ruolo che la fotografia ha avuto nel programma decorativo della nuova stazione fiorentina di Santa Maria Novella. Se la nuova stazione costituisce, come è stato giustamente osservato, un esempio di quella “via toscana alla modernità”, forse lo è anche grazie al ruolo di straordinaria importanza e visibilità che ha avuto la fotografia. Gli ambienti interessati furono le due sale d’attesa, di I e II classe, il ristorante di III e soprattutto la parete lunga della galleria di testa. Per quest'ultimo ambiente, gli architetti del Gruppo Toscano idearono un fregio fotografico che ancora oggi, nella sua collocazione e nella sua originale soluzione, non nella stessa sequenza di immagini, che ancora oggi scorgiamo distratti con la coda dell’occhio. Vittorio Savi notava che «la striscia fungeva da barra ordinatrice dell’impaginato della parete di fondo della galleria», di nuovo il riferimento all’ordine, alla purezza e alla chiarezza, caratteri fondanti dell’arte toscana, quindi di quella via toscana alla modernità. L’idea di inserire in una stazione ferroviaria immagini del patrimonio architettonico e paesaggistico venne riproposta, con alcuni cambiamenti, anche un anno più tardi, nel 1936, nella nuova stazione di Viareggio, inaugurata alla presenza del Duce. Il fregio della stazione fiorentina ha una storia affascinante, poiché si parla di tre diverse versioni che il saggio si propone di distinguere e di contestualizzare in tre diversi periodi storici. In questo arco cronologico che va dalla metà degli anni 30 alla metà degli anni 60, le fotografie del fregio hanno riflesso e ratificato un periodo caratterizzato da forti e significativi cambiamenti storico-sociali, dello stile di vita e dei costumi degli italiani. Oltre alla Galleria di testa, il contributo analizza anche il programma decorativo per altri ambienti interni della stazione fiorentina, per i quali furono gli stessi architetti del Gruppo Toscano a realizzare le fotografie. Per l'analisi di questa collaborazione è stato fondamentale il confronto tra il materiale fotografico conservato nei fondi dei singoli architetti (Berardi, Baroni e Gamberini presso l'Archivio di Stato di Firenze, Lusanna presso gli eredi) e lo studio del contesto storico culturale fiorentino della metà degli anni Trenta, nel quale il razionalismo architettonico viene fatto dialogare con la tradizione della casa colonica fiorentina.
2017
978-88-99695-34-7
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