Melchiorre Cesarotti si segnala senz’altro nell’ambito della cultura italiana per la profonda e prolungata attenzione prestata allo studio della lingua e alla sua necessaria evoluzione, connessa con l’ampio dibattito tra antichi e moderni in atto in Italia e in Europa nella seconda metà del Settecento. Il suo impegno in questo settore si concretizza in particolare, sul piano teorico, nel Saggio sulla filosofia delle lingue, mentre nella pratica registra le molteplici traduzioni di autori classici e moderni, prima fra tutte quella delle Poesie di Ossian e più tardi, a cavallo tra due secoli, la versione letterale in prosa dell’Iliade e di seguito una sua riscrittura in versi sciolti, qual è La morte di Ettore. Favorevole all’accoglimento degli influssi oltremontani di marca francese non solo linguistici ma anche teatrali, a cominciare dalla versione delle tragedie di Voltaire, diede alle stampe moltissimi scritti poi riuniti dall’allievo Giuseppe Barbieri nei quaranta volumi dell’edizione complessiva delle sue Opere, pubblicata a Pisa nel primo decennio dell’Ottocento. Una produzione, quella cesarottiana, che rappresenta un punto di riferimento importante per comprendere l’evoluzione della lingua e della cultura in Veneto e il rapporto di questa realtà con quella delle altre regioni europee. Un intenso lavoro di studio e ricerca, il suo, strettamente congiunto con l’attività della docenza prima al Seminario e poi all’Università di Padova, svolta intrattenendo sempre fruttuosi rapporti con gli allievi e molteplici relazioni amicali con eruditi e intellettuali del tempo. Ne è prova convincente il vasto carteggio conservatoci, testimonianza di una personalità pienamente consapevole dell’importanza di una diffusione teorica e pratica delle nuove prospettive letterarie che si andavano profilando e che verranno in larga misura acquisite dal successivo movimento romantico.
Melchiorre Cesarotti
SAVORGNAN CERGNEU di BRAZZA', Fabiana
2015-01-01
Abstract
Melchiorre Cesarotti si segnala senz’altro nell’ambito della cultura italiana per la profonda e prolungata attenzione prestata allo studio della lingua e alla sua necessaria evoluzione, connessa con l’ampio dibattito tra antichi e moderni in atto in Italia e in Europa nella seconda metà del Settecento. Il suo impegno in questo settore si concretizza in particolare, sul piano teorico, nel Saggio sulla filosofia delle lingue, mentre nella pratica registra le molteplici traduzioni di autori classici e moderni, prima fra tutte quella delle Poesie di Ossian e più tardi, a cavallo tra due secoli, la versione letterale in prosa dell’Iliade e di seguito una sua riscrittura in versi sciolti, qual è La morte di Ettore. Favorevole all’accoglimento degli influssi oltremontani di marca francese non solo linguistici ma anche teatrali, a cominciare dalla versione delle tragedie di Voltaire, diede alle stampe moltissimi scritti poi riuniti dall’allievo Giuseppe Barbieri nei quaranta volumi dell’edizione complessiva delle sue Opere, pubblicata a Pisa nel primo decennio dell’Ottocento. Una produzione, quella cesarottiana, che rappresenta un punto di riferimento importante per comprendere l’evoluzione della lingua e della cultura in Veneto e il rapporto di questa realtà con quella delle altre regioni europee. Un intenso lavoro di studio e ricerca, il suo, strettamente congiunto con l’attività della docenza prima al Seminario e poi all’Università di Padova, svolta intrattenendo sempre fruttuosi rapporti con gli allievi e molteplici relazioni amicali con eruditi e intellettuali del tempo. Ne è prova convincente il vasto carteggio conservatoci, testimonianza di una personalità pienamente consapevole dell’importanza di una diffusione teorica e pratica delle nuove prospettive letterarie che si andavano profilando e che verranno in larga misura acquisite dal successivo movimento romantico.File | Dimensione | Formato | |
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