Muovendo da alcuni recenti studi di area francese e tedesca, il saggio intende istituire un collegamento tra il dibattito sulla lingua nel «Caffè» (in funzione anticruscante) e la battaglia riformistica condotta dai fratelli Verri e da Beccaria per una giustizia illuminata. Negli anni Sessanta del Settecento, la riflessione filosofica di Pascal e poi di Locke in favore di una parola trasparente si presta alla denuncia di una parola deviata, utilizzata dal potere contro il popolo, che compare negli scritti di Rousseau e di Diderot (con la mediazione significativa dell'Encyclopédie). Le considerazioni sull'uso strumentale della parola troveranno il suo approdo naturale nelle Osservazioni sulla tortura di Pietro Verri e nelle pagine più acute e sofferte del romanzo manzoniano sul tema della giustizia.
Il dispotismo della lingua: letteratura e diritto nel "Caffè"
CONTARINI, Silvia
2014-01-01
Abstract
Muovendo da alcuni recenti studi di area francese e tedesca, il saggio intende istituire un collegamento tra il dibattito sulla lingua nel «Caffè» (in funzione anticruscante) e la battaglia riformistica condotta dai fratelli Verri e da Beccaria per una giustizia illuminata. Negli anni Sessanta del Settecento, la riflessione filosofica di Pascal e poi di Locke in favore di una parola trasparente si presta alla denuncia di una parola deviata, utilizzata dal potere contro il popolo, che compare negli scritti di Rousseau e di Diderot (con la mediazione significativa dell'Encyclopédie). Le considerazioni sull'uso strumentale della parola troveranno il suo approdo naturale nelle Osservazioni sulla tortura di Pietro Verri e nelle pagine più acute e sofferte del romanzo manzoniano sul tema della giustizia.File | Dimensione | Formato | |
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