Le reti costano. Costano sforzi collettivi che la società fatica a organizzare. In Italia, dall'antico Impero romano ad oggi sono cambiate molte cose, ma, per assurdo, proprio dove maggiori sono state le modificazioni tecnologiche, ossia nei mezzi del trasporto, il supporto di essi ha variato gli strati (strata) delle strade e vie (viarum) senza sostanzialmente modificarne molti tracciati (itinera) e percorsi (semitis). Ciò nei secoli ha prodotto sistemi più forti e più deboli. I sistemi più deboli mancano ovviamente di resilienza, essendo incapaci, per loro stessa natura interna, di adeguarsi ai cambiamenti, fatto che avviene spesso con grandi sforzi collettivi e singolari. Anche molti sistemi forti però mostrano spesso il limite della loro rigidezza. Se le città crescono o comunque vengono modificate a scatti per rivoluzioni creative dipendenti da cicli di innovazione tecnologica e guerre, allora molto dipenderà dal potere decisionale del sistema di controllo nei momenti topici. Progettare i nodi per dare struttura non significa allora fermarsi a logiche ampie e omnicomprensive che oggi risulterebbero forse utopistiche. La chiave di volta, poiché la posizione logica delle infrastrutture è segnata da secoli, sta allora nella interpretazione locale dei nodi, che ne può determinare nuove forme strutturanti, ancor più di quanto possa fare l'innovazione tecnologica attuale che si presenta, in fondo, non come una grande rivoluzione, ma semmai come un adeguamento di soluzioni già in essere. Necessita allora una nuova visione di sinergie strategiche tra reti e nodi e tra nodi di livello internazionale e nazionale e nodi di livello regionale e locale nelle città e nel territorio. E questo non può che portare a un patto tra nuove centralità soggette a riqualificazione, ricavate sulle aree dismesse più strategiche rispetto alle reti e ai nodi della mobilità e dei trasporti, e le centralità preesistenti.

Infrastrutture, dinamiche urbane e morfogenesi

PEDROCCO, Piero
2016-01-01

Abstract

Le reti costano. Costano sforzi collettivi che la società fatica a organizzare. In Italia, dall'antico Impero romano ad oggi sono cambiate molte cose, ma, per assurdo, proprio dove maggiori sono state le modificazioni tecnologiche, ossia nei mezzi del trasporto, il supporto di essi ha variato gli strati (strata) delle strade e vie (viarum) senza sostanzialmente modificarne molti tracciati (itinera) e percorsi (semitis). Ciò nei secoli ha prodotto sistemi più forti e più deboli. I sistemi più deboli mancano ovviamente di resilienza, essendo incapaci, per loro stessa natura interna, di adeguarsi ai cambiamenti, fatto che avviene spesso con grandi sforzi collettivi e singolari. Anche molti sistemi forti però mostrano spesso il limite della loro rigidezza. Se le città crescono o comunque vengono modificate a scatti per rivoluzioni creative dipendenti da cicli di innovazione tecnologica e guerre, allora molto dipenderà dal potere decisionale del sistema di controllo nei momenti topici. Progettare i nodi per dare struttura non significa allora fermarsi a logiche ampie e omnicomprensive che oggi risulterebbero forse utopistiche. La chiave di volta, poiché la posizione logica delle infrastrutture è segnata da secoli, sta allora nella interpretazione locale dei nodi, che ne può determinare nuove forme strutturanti, ancor più di quanto possa fare l'innovazione tecnologica attuale che si presenta, in fondo, non come una grande rivoluzione, ma semmai come un adeguamento di soluzioni già in essere. Necessita allora una nuova visione di sinergie strategiche tra reti e nodi e tra nodi di livello internazionale e nazionale e nodi di livello regionale e locale nelle città e nel territorio. E questo non può che portare a un patto tra nuove centralità soggette a riqualificazione, ricavate sulle aree dismesse più strategiche rispetto alle reti e ai nodi della mobilità e dei trasporti, e le centralità preesistenti.
2016
978-88-548-9234-7
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