L’articolo descrive le opere previste per la messa in sicurezza permanente dei bacini di decantazione degli sterili della miniera di Cave del Predil (UD) nonché i risultati ottenuti con i primi interventi realizzati in termini di riduzione delle concentrazioni degli inquinanti presenti nelle acque di falda. Lo stabilimento minerario è sorto nel 14° secolo per sfruttare il più importante giacimento di solfuri di zinco (Blenda), piombo (Galena) e ferro dell’intero arco alpino ed è stato attivo fino al 1991; l’estrazione dei minerali avveniva con una prima separazione dello sterile per densità e quindi con un trattamento di arricchimento tramite reagenti chimici in un impianto di flottazione. Lo scarto delle lavorazioni, prodotto in quantità rilevanti, circa 150.000 ton/anno e granulometricamente simile alla sabbia limosa, veniva scaricato in forma di sospensione acquosa in bacini di decantazione ubicati a valle della miniera e realizzati negli anni 70 occupando parzialmente l’alveo del torrente che scorre nel fondovalle, il Rio del Lago. L’intera opera consta di quattro bacini delimitati longitudinalmente e trasversalmente da argini costruiti utilizzando il toutvenant di miniera che, allo stato attuale, si estendono per una lunghezza di circa 1200 metri in direzione Sud-Nord, con una larghezza media di circa 100 metri e un’altezza massima di 25 metri. Il volume totale depositato è pari a 2.367.540 m3. Nel 2006, la regione Friuli Venezia Giulia ha incaricato l’ARPA e l’Università di Udine di redigere e condurre un piano di investigazione volto ad individuare sia lo stato di contaminazione che le condizioni di stabilità geotecnica ed idraulica del sito. Le analisi eseguite dall’ARPA, sia su campioni prelevati all’interno dei bacini che sulle acque di falda, hanno evidenziato il superamento anche di 40 volte dei valori di concentrazione limite riportate nella tabella B del D.Lgs. 152/06 per i quattro metalli strettamente correlati con l’attività della miniera, Piombo, Zinco, Arsenico e Tallio, e rilevando anche significative concentrazioni di Cadmio. Nel rapporto dell’Università di Udine erano state individuate come fonti principali di rischio l'erosione superficiale dei depositi di scorie e l'infiltrazione di acqua meteorica al loro interno e formulate anche alcune ipotesi di intervento per la messa in sicurezza in emergenza allo scopo di evitare la diffusione dei contaminanti nell’ecosistema. Le opere previste per la fase emergenziale sono state inserite in un più ampio Progetto Preliminare Generale di messa in sicurezza permanente, da attuarsi per lotti funzionali successivi, e hanno avuto inizio nel 2009 con la realizzazione dei canali di sgrondo delle acque meteoriche e con il ricoprimento di bacini con materiale inerte per evitare la dispersione eolica dei sedimenti. Allo stato attuale sono in corso i lavori per la messa in sicurezza permanente di due bacini mediante la posa in opera sulla loro superficie di una barriera impermeabile realizzata con limo compattato proveniente dagli impianti di lavaggio delle ghiaie. Le analisi eseguite dall’ARPA a partire dal 2009 evidenziano che gli interventi già attuati hanno ridotto sensibilmente i valori di concentrazione dei metalli pesanti nelle acque di falda.

La messa in sicurezza dei bacini di decantazione degli sterili della miniera di Cave del Predil – Udine

MERIGGI, Roberto;
2017-01-01

Abstract

L’articolo descrive le opere previste per la messa in sicurezza permanente dei bacini di decantazione degli sterili della miniera di Cave del Predil (UD) nonché i risultati ottenuti con i primi interventi realizzati in termini di riduzione delle concentrazioni degli inquinanti presenti nelle acque di falda. Lo stabilimento minerario è sorto nel 14° secolo per sfruttare il più importante giacimento di solfuri di zinco (Blenda), piombo (Galena) e ferro dell’intero arco alpino ed è stato attivo fino al 1991; l’estrazione dei minerali avveniva con una prima separazione dello sterile per densità e quindi con un trattamento di arricchimento tramite reagenti chimici in un impianto di flottazione. Lo scarto delle lavorazioni, prodotto in quantità rilevanti, circa 150.000 ton/anno e granulometricamente simile alla sabbia limosa, veniva scaricato in forma di sospensione acquosa in bacini di decantazione ubicati a valle della miniera e realizzati negli anni 70 occupando parzialmente l’alveo del torrente che scorre nel fondovalle, il Rio del Lago. L’intera opera consta di quattro bacini delimitati longitudinalmente e trasversalmente da argini costruiti utilizzando il toutvenant di miniera che, allo stato attuale, si estendono per una lunghezza di circa 1200 metri in direzione Sud-Nord, con una larghezza media di circa 100 metri e un’altezza massima di 25 metri. Il volume totale depositato è pari a 2.367.540 m3. Nel 2006, la regione Friuli Venezia Giulia ha incaricato l’ARPA e l’Università di Udine di redigere e condurre un piano di investigazione volto ad individuare sia lo stato di contaminazione che le condizioni di stabilità geotecnica ed idraulica del sito. Le analisi eseguite dall’ARPA, sia su campioni prelevati all’interno dei bacini che sulle acque di falda, hanno evidenziato il superamento anche di 40 volte dei valori di concentrazione limite riportate nella tabella B del D.Lgs. 152/06 per i quattro metalli strettamente correlati con l’attività della miniera, Piombo, Zinco, Arsenico e Tallio, e rilevando anche significative concentrazioni di Cadmio. Nel rapporto dell’Università di Udine erano state individuate come fonti principali di rischio l'erosione superficiale dei depositi di scorie e l'infiltrazione di acqua meteorica al loro interno e formulate anche alcune ipotesi di intervento per la messa in sicurezza in emergenza allo scopo di evitare la diffusione dei contaminanti nell’ecosistema. Le opere previste per la fase emergenziale sono state inserite in un più ampio Progetto Preliminare Generale di messa in sicurezza permanente, da attuarsi per lotti funzionali successivi, e hanno avuto inizio nel 2009 con la realizzazione dei canali di sgrondo delle acque meteoriche e con il ricoprimento di bacini con materiale inerte per evitare la dispersione eolica dei sedimenti. Allo stato attuale sono in corso i lavori per la messa in sicurezza permanente di due bacini mediante la posa in opera sulla loro superficie di una barriera impermeabile realizzata con limo compattato proveniente dagli impianti di lavaggio delle ghiaie. Le analisi eseguite dall’ARPA a partire dal 2009 evidenziano che gli interventi già attuati hanno ridotto sensibilmente i valori di concentrazione dei metalli pesanti nelle acque di falda.
2017
9788897517092
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