La tradizione empirista ha fortemente messo in discussione la visione “classica” dell’uomo imperniata su concetti quali “sostanza”, “anima” e “persona”. I nomi di Locke, Hume e Hobbes sintetizzano bene il senso radicale di tale momento di rottura, la cui eredità è evidente, ai giorni nostri, nelle diverse for- me assunte dal riduzionismo naturalista. In questo saggio si propone una breve ricostruzione delle ra- gioni che hanno condotto, dapprima, alla elaborazione del concetto di “persona” e poi alla sua critica, soprattutto in rapporto al contributo offerto dalle recenti indagini in ambito neuroscientifico. In special modo, ciò su cui si concentra l’attenzione del saggio, sono le implicazioni etico-antropologiche connes- se ai processi deflazionistici che investono sia la nozione di “persona” che quelle, ad essa collegate, di “identità” e di “soggettività”. Nelle battute conclusive si suggerisce infine l’opportunità di ripensare una visione integrale (e integrante) dell’umano capace, da un lato, di accogliere il contributo di cono- scenza offerto dai diversi ambiti disciplinari che interrogano “il visibile” e, dall’altro, di rivalutare l’essenzialità “dell’invisibile”. Questo implica, tra l’altro, lo sforzo di ripensare una concezione ilemor- fica del reale alla luce delle attuali conoscenze scientifiche.
The empiricist tradition has strongly questioned the “classical” conception of man, centered on con- cepts such as “substance”, “soul”, “person”. The names of Locke, Hume and Hobbes give a clear idea of the radical significance of that breaking phase, the heritage of which is now evident in all forms taken by reductivist naturalism. This essay briefly reviews the reasons which, firstly, led to the framing of the concept of person, and those which, then, led to its criticism. Special attention is given to the contribution of recent enquiries in neuroscience, and, particularly, to the ethical and anthropolo- gical implications of deflationist approaches to the concepts of person and to the related concepts of identity and subjectivity. Finally, the last parts suggest that humanity should be given an integral (and inclusive) look, which should both host the cognitive contributions offered by all the disciplines which investigate the visible, and to reevaluate the need for the invisible. Moreover, this calls for an attempt to rethink reality through a hylemorphic conception, in the light of the latest achievements of the sciences.
La tradizione empirista ha fortemente messo in discussione la visione “classica” dell’uomo im- perniata su concetti quali “sostanza”, “anima” e “persona”. I nomi di Locke, Hume e Hobbes sintetizzano bene il senso radicale di tale momento di rottura, la cui eredità è evidente, ai giorni nostri, nelle diverse forme assunte dal riduzionismo naturalista. In questo saggio si propone una breve ricostruzione delle ragioni che hanno condotto, dapprima, alla elaborazione del concetto di “persona” e poi alla sua critica, soprattutto in rapporto al contributo offerto dalle recenti indagini in ambito neuroscientifico. In special modo, ciò su cui si concentra l’attenzione del saggio, sono le implicazioni etico-antropologiche connesse ai processi deflazionistici che inve- stono sia la nozione di “persona” che quelle, ad essa collegate, di “identità” e di “soggettività”. Nelle battute conclusive si suggerisce infine l’opportunità di ripensare una visione integrale (e integrante) dell’umano capace, da un lato, di accogliere il contributo di conoscenza offerto dai diversi ambiti disciplinari che interrogano “il visibile” e, dall’altro, di rivalutare l’essenzialità “dell’invisibile”. Questo implica, tra l’altro, lo sforzo di ripensare una concezione ilemorfica del reale alla luce delle attuali conoscenze scientifiche.
Il concetto di persona alla prova della contemporaneità
GRION, LUCA
2012-01-01
Abstract
The empiricist tradition has strongly questioned the “classical” conception of man, centered on con- cepts such as “substance”, “soul”, “person”. The names of Locke, Hume and Hobbes give a clear idea of the radical significance of that breaking phase, the heritage of which is now evident in all forms taken by reductivist naturalism. This essay briefly reviews the reasons which, firstly, led to the framing of the concept of person, and those which, then, led to its criticism. Special attention is given to the contribution of recent enquiries in neuroscience, and, particularly, to the ethical and anthropolo- gical implications of deflationist approaches to the concepts of person and to the related concepts of identity and subjectivity. Finally, the last parts suggest that humanity should be given an integral (and inclusive) look, which should both host the cognitive contributions offered by all the disciplines which investigate the visible, and to reevaluate the need for the invisible. Moreover, this calls for an attempt to rethink reality through a hylemorphic conception, in the light of the latest achievements of the sciences.File | Dimensione | Formato | |
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