Il saggio propone una rilettura della storia della città in epoca coloniale evidenziandone alcuni nodi problematici. Tra questi: - a tutti gli effetti riguardabile come città di fondazione italiana a seguito della sua erezione a capitale della Colonia Eritrea nel 1897, non prende tuttavia forma a partire da un disegno predefinito e nei lunghi anni di disinteresse della madrepatria sviluppa tratti distintivi che permangono anche a fronte delle intenzioni accentratrici del fascismo e alla fine stessa del dominio coloniale; - per decenni assimilabile ad un piccolo centro della provincia italiana, conosce negli anni 1930 un frenetico sviluppo a seguito del quale diviene un caso per molti versi eccezionale di “città modernista” in Africa, che, giunto fino ai giorni nostri senza grandi stravolgimenti, ha finalmente ricevuto un importante riconoscimento (il luglio scorso è stata inclusa nel Patrimonio dell’Umanità UNESCO); - la concezione urbana non ha tuttavia nulla a che spartire con le teorie sulla città funzionale di quegli anni ed è piuttosto più prossima a quello della città storica europea e, al pari di questa, più propriamente analizzabile come città stratificata, da considerare attraverso i diversi momenti della sua formazione e trasformazione; - è una città razzista che relega la popolazione locale in una sorta di baraccopoli informale posta ai margini, ma la cui amministrazione recepisce non senza malumori piani e disposizioni conseguenti all’emanazione delle leggi razziali e che, cosa più importante per la sua perdurante vitalità, è stata oggetto di un sorprendente processo di riappropriazione (dei luoghi fisici come dei riti che si svolgono al loro interno) da parte della popolazione eritrea.
A Modern Historic City. The Myth of Modernity
ZAGNONI, Stefano
2017-01-01
Abstract
Il saggio propone una rilettura della storia della città in epoca coloniale evidenziandone alcuni nodi problematici. Tra questi: - a tutti gli effetti riguardabile come città di fondazione italiana a seguito della sua erezione a capitale della Colonia Eritrea nel 1897, non prende tuttavia forma a partire da un disegno predefinito e nei lunghi anni di disinteresse della madrepatria sviluppa tratti distintivi che permangono anche a fronte delle intenzioni accentratrici del fascismo e alla fine stessa del dominio coloniale; - per decenni assimilabile ad un piccolo centro della provincia italiana, conosce negli anni 1930 un frenetico sviluppo a seguito del quale diviene un caso per molti versi eccezionale di “città modernista” in Africa, che, giunto fino ai giorni nostri senza grandi stravolgimenti, ha finalmente ricevuto un importante riconoscimento (il luglio scorso è stata inclusa nel Patrimonio dell’Umanità UNESCO); - la concezione urbana non ha tuttavia nulla a che spartire con le teorie sulla città funzionale di quegli anni ed è piuttosto più prossima a quello della città storica europea e, al pari di questa, più propriamente analizzabile come città stratificata, da considerare attraverso i diversi momenti della sua formazione e trasformazione; - è una città razzista che relega la popolazione locale in una sorta di baraccopoli informale posta ai margini, ma la cui amministrazione recepisce non senza malumori piani e disposizioni conseguenti all’emanazione delle leggi razziali e che, cosa più importante per la sua perdurante vitalità, è stata oggetto di un sorprendente processo di riappropriazione (dei luoghi fisici come dei riti che si svolgono al loro interno) da parte della popolazione eritrea.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.