Artista poliedrico capace di operare a cavallo tra generi e codici diversi è Dmitrij Aleksandrovič Prigov (1940-2007), uno dei protagonisti del panorama culturale russo del XX secolo e del Concettualismo moscovita. Poeta, scrittore, pittore, grafico, autore di installazioni e performance musicali, egli ha fatto della pluridisciplinarietà e dell’interferenza i cardini della sua produzione: in essa il confine tra generi è labile, e il lavoro dell’artista, alla continua ricerca di forme intermedie di espressione, consiste nel favorire la permeabilità di questo confine. Sono proprio le zone di intersezione, dove si incontrano/scontrano linguaggi e media diversi, a rappresentare il terreno più fertile per la sperimentazione. E accanto alla prosa, sono la poesia e il disegno i principali campi di attività in cui Prigov si è contraddistinto: “io sono un poeta e un artista – afferma – e nei miei lavori cerco di unire queste due sfere”. Dopo aver delineato il rapporto intersemiotico che Dmitrij Aleksandrovič individua fra arte figurativa e poesia, tra i processi di disegno e di scrittura, si passerà a considerare i testi della raccolta "Stichogrammy" (Versografie), pubblicata a Parigi nel 1985. Queste opere sintetiche, che nascono nella cultura del samizdat, sono un chiaro esempio di poesia visiva: lettere, parole o brevi frasi (slogan, aforismi, versi di canzoni o poesie) si ripetono, si intersecano, talvolta si sovrappongono; i caratteri così disposti sulla superficie del foglio formano file, colonne, figure geometriche, spesso senza una corrispondenza logica tra la parola e l’immagine ottenuta. Indagati l’origine, i modelli di riferimento e le caratteristiche compositive di questi testi, si rifletterà sul carattere ambivalente degli "Stichogrammy": essi possono essere classificati come opere sia dell’arte figurativa che di quella verbale, e costringono il fruitore – lettore e spettatore allo stesso tempo – ad adottare un nuovo approccio che tenga conto delle loro peculiarità visive e insieme poetiche.

Parola e immagine negli "Stichogrammy" di Dmitrij Prigov

Alice Bravin
2018-01-01

Abstract

Artista poliedrico capace di operare a cavallo tra generi e codici diversi è Dmitrij Aleksandrovič Prigov (1940-2007), uno dei protagonisti del panorama culturale russo del XX secolo e del Concettualismo moscovita. Poeta, scrittore, pittore, grafico, autore di installazioni e performance musicali, egli ha fatto della pluridisciplinarietà e dell’interferenza i cardini della sua produzione: in essa il confine tra generi è labile, e il lavoro dell’artista, alla continua ricerca di forme intermedie di espressione, consiste nel favorire la permeabilità di questo confine. Sono proprio le zone di intersezione, dove si incontrano/scontrano linguaggi e media diversi, a rappresentare il terreno più fertile per la sperimentazione. E accanto alla prosa, sono la poesia e il disegno i principali campi di attività in cui Prigov si è contraddistinto: “io sono un poeta e un artista – afferma – e nei miei lavori cerco di unire queste due sfere”. Dopo aver delineato il rapporto intersemiotico che Dmitrij Aleksandrovič individua fra arte figurativa e poesia, tra i processi di disegno e di scrittura, si passerà a considerare i testi della raccolta "Stichogrammy" (Versografie), pubblicata a Parigi nel 1985. Queste opere sintetiche, che nascono nella cultura del samizdat, sono un chiaro esempio di poesia visiva: lettere, parole o brevi frasi (slogan, aforismi, versi di canzoni o poesie) si ripetono, si intersecano, talvolta si sovrappongono; i caratteri così disposti sulla superficie del foglio formano file, colonne, figure geometriche, spesso senza una corrispondenza logica tra la parola e l’immagine ottenuta. Indagati l’origine, i modelli di riferimento e le caratteristiche compositive di questi testi, si rifletterà sul carattere ambivalente degli "Stichogrammy": essi possono essere classificati come opere sia dell’arte figurativa che di quella verbale, e costringono il fruitore – lettore e spettatore allo stesso tempo – ad adottare un nuovo approccio che tenga conto delle loro peculiarità visive e insieme poetiche.
2018
978-88-3293-116-7
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