Nota alla traduzione del testo teatrale di Boris Vian "Série Blême", interamente redatto in alessandrini e in argot e frutto di una traduzione isometrica. Il testo identifica le ragioni che rendono necessaria una traduzione in alessandrini, in rima e in un linguaggio che in qualche modo permetta di riprodurre l'argot francese, varietà sociolinguisticamente inesistente in Italia (in particolare la presenza di versioni antecedenti, dello stesso Vian, in prosa e in un linguaggio standard, che obbligano - di fronte alla scelta della rima, del metro e dell'argot - a creare una traduzione ugualmente connotata). Ampio spazio viene dedicato alla traduzione dell'argot, reso con una lingua sintetica e inesistente che mescola dialetti, gerghi della malavita, neologismi e prestiti, integrati o meno; viene discussa la necessità di una traduzione "recitabile" e si discute la scelta del metro, tra tradizione letteraria (differenza tra l'alessandrino francese e l'endecasillabo) e volontà mimetica (che porterà infine alla scelta del settenario doppio). Una postilla tratta rapidamente la questione della resa dei giochi di parole, presenti - come in ogni testo di Boris Vian - in ampia misura.

Mille modi per crepare - quanti modi per tradurre?

F. Regattin
2012-01-01

Abstract

Nota alla traduzione del testo teatrale di Boris Vian "Série Blême", interamente redatto in alessandrini e in argot e frutto di una traduzione isometrica. Il testo identifica le ragioni che rendono necessaria una traduzione in alessandrini, in rima e in un linguaggio che in qualche modo permetta di riprodurre l'argot francese, varietà sociolinguisticamente inesistente in Italia (in particolare la presenza di versioni antecedenti, dello stesso Vian, in prosa e in un linguaggio standard, che obbligano - di fronte alla scelta della rima, del metro e dell'argot - a creare una traduzione ugualmente connotata). Ampio spazio viene dedicato alla traduzione dell'argot, reso con una lingua sintetica e inesistente che mescola dialetti, gerghi della malavita, neologismi e prestiti, integrati o meno; viene discussa la necessità di una traduzione "recitabile" e si discute la scelta del metro, tra tradizione letteraria (differenza tra l'alessandrino francese e l'endecasillabo) e volontà mimetica (che porterà infine alla scelta del settenario doppio). Una postilla tratta rapidamente la questione della resa dei giochi di parole, presenti - come in ogni testo di Boris Vian - in ampia misura.
2012
9788897276166
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