L’ampia raccolta di materiali autografi ed idiografi che si conserva nella Biblioteca Civica “Vincenzo Joppi” di Udine ci consente di entrare nell’officina di Antonio Conti, viaggiatore cosmopolita, filosofo sperimentale e puntuto polemista, traduttore dall’antico e dal moderno, autore di tragedie riformate, rime e dialoghi, e, soprattutto, interlocutore di gran parte dell’Europa colta del suo tempo. I dodici volumi miscellanei del Fondo Manin (mss. 1305-1306, 1348-1357) della Biblioteca udinese, assemblati per lo più dopo la sua morte, attestano la genesi e la rielaborazione di vari testi, e ne documentano, in particolare, il delicato passaggio dalla fase ‘privata’ a quella ‘pubblica’, che portò in più casi il mutamento radicale del progetto iniziale. Lo si osserva nei manoscritti della traduzione delle Odi di Orazio e dei Dialoghi filosofici, opere concepite e avviate dall’abate al tempo del soggiorno di Francia (alla metà degli anni Venti del Settecento); quindi riprese e modificate profondamente al momento di progettarne l’edizione. In particolare, i mss. Manin 1306 e 1354 ci mostrano il progressivo allontanamento del testo dalla struttura iniziale, col ripensamento del metro, nel caso di Orazio, e il mutamento, oltre che del progetto, dell’impianto narrativo, in quello dei Dialoghi filosofici.

La genesi e l’elaborazione incompiuta delle traduzioni da Orazio e dei Dialoghi filosofici di Antonio Conti

Renzo Rabboni
2018-01-01

Abstract

L’ampia raccolta di materiali autografi ed idiografi che si conserva nella Biblioteca Civica “Vincenzo Joppi” di Udine ci consente di entrare nell’officina di Antonio Conti, viaggiatore cosmopolita, filosofo sperimentale e puntuto polemista, traduttore dall’antico e dal moderno, autore di tragedie riformate, rime e dialoghi, e, soprattutto, interlocutore di gran parte dell’Europa colta del suo tempo. I dodici volumi miscellanei del Fondo Manin (mss. 1305-1306, 1348-1357) della Biblioteca udinese, assemblati per lo più dopo la sua morte, attestano la genesi e la rielaborazione di vari testi, e ne documentano, in particolare, il delicato passaggio dalla fase ‘privata’ a quella ‘pubblica’, che portò in più casi il mutamento radicale del progetto iniziale. Lo si osserva nei manoscritti della traduzione delle Odi di Orazio e dei Dialoghi filosofici, opere concepite e avviate dall’abate al tempo del soggiorno di Francia (alla metà degli anni Venti del Settecento); quindi riprese e modificate profondamente al momento di progettarne l’edizione. In particolare, i mss. Manin 1306 e 1354 ci mostrano il progressivo allontanamento del testo dalla struttura iniziale, col ripensamento del metro, nel caso di Orazio, e il mutamento, oltre che del progetto, dell’impianto narrativo, in quello dei Dialoghi filosofici.
2018
978 88 9366 060 0
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