Il riconoscimento da parte dell’Unesco di nove siti delle Dolomiti come Patrimonio dell’Umanità pone alcune problematiche particolarmente interessanti in quanto non solo si tratta di un bene seriale e quindi articolato in ambiti con caratteristiche e paesaggi differenti, ma pure, dal punto di vista della gestione, coinvolge cinque provincie e due regioni diverse per ordinamento e potestà legislativa. Il modello di Piano di gestione legato al riconoscimento prevede una gestione articolata su Reti funzionali che hanno il preciso scopo di condividere i processi decisionali finalizzati alla gestione del Bene Patrimonio dell’Umanità per la sua tutela, valorizzazione e monitoraggio. In particolare per il paesaggio, uno dei due criteri di riconoscimento, questo modello si deve confrontare con il livello di pianificazione paesaggistica, diverso per metodo e attuazione nelle singole realtà amministrative, e con l’idea stessa di paesaggio e di patrimonio che coinvolge in visioni diverse gli abitanti delle comunità locali e i fruitori esterni come ad esempio i numerosissimi turisti che frequentano le Dolomiti in tutte le stagioni. Da qui la necessità di una profonda riflessione attorno alla definizione di paesaggio, alla responsabilità legata al riconoscimento, agli attori coinvolti, agli stakeholder, ai pubblici di riferimento, alla zonizzazione relativa alle aree core e buffer e ai processi decisionali. Interessante infine il tema della patrimonializzazione intensa sia come “proprietà” del bene riassumibile nell’ interrogativo: di chi sono le Dolomiti? ma pure nelle nuove dimensioni che assumono particolare significato nel governo del territorio quali quelle legate al valore e al senso dei luoghi e del paesaggio delle popolazioni locali e della platea più ampia di frequentatori del Bene Patrimonio dell’Umanità.
"Dolomiti Unesco": un modello per la gestione condivisa di un Patrimonio dell'Umanità/The "Dolomites" Unesco World Heritage site: a model for the shared management of a world heritage site
Mauro Pascolini
2014-01-01
Abstract
Il riconoscimento da parte dell’Unesco di nove siti delle Dolomiti come Patrimonio dell’Umanità pone alcune problematiche particolarmente interessanti in quanto non solo si tratta di un bene seriale e quindi articolato in ambiti con caratteristiche e paesaggi differenti, ma pure, dal punto di vista della gestione, coinvolge cinque provincie e due regioni diverse per ordinamento e potestà legislativa. Il modello di Piano di gestione legato al riconoscimento prevede una gestione articolata su Reti funzionali che hanno il preciso scopo di condividere i processi decisionali finalizzati alla gestione del Bene Patrimonio dell’Umanità per la sua tutela, valorizzazione e monitoraggio. In particolare per il paesaggio, uno dei due criteri di riconoscimento, questo modello si deve confrontare con il livello di pianificazione paesaggistica, diverso per metodo e attuazione nelle singole realtà amministrative, e con l’idea stessa di paesaggio e di patrimonio che coinvolge in visioni diverse gli abitanti delle comunità locali e i fruitori esterni come ad esempio i numerosissimi turisti che frequentano le Dolomiti in tutte le stagioni. Da qui la necessità di una profonda riflessione attorno alla definizione di paesaggio, alla responsabilità legata al riconoscimento, agli attori coinvolti, agli stakeholder, ai pubblici di riferimento, alla zonizzazione relativa alle aree core e buffer e ai processi decisionali. Interessante infine il tema della patrimonializzazione intensa sia come “proprietà” del bene riassumibile nell’ interrogativo: di chi sono le Dolomiti? ma pure nelle nuove dimensioni che assumono particolare significato nel governo del territorio quali quelle legate al valore e al senso dei luoghi e del paesaggio delle popolazioni locali e della platea più ampia di frequentatori del Bene Patrimonio dell’Umanità.File | Dimensione | Formato | |
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