Le testimonianze sul friulano in scena non riescono a superare, nel Cinquecento, i limiti dovuti al loro carattere episodico e marginale. L’esperienza più rilevante, La Pace di Marin Negro, nasce sotto il segno del plurilinguismo e incontra, fino ai primi decenni del Seicento, una discreta fortuna editoriale. Tuttavia la presenza della parte del servo friulano, già in sé non cospicua, è stata riconosciuta come fortuita. Essa dunque, pur essendo per diversi aspetti eloquente, poco informa sui rapporti con il Friuli. L’individuazione di due commedie del latisanese Marc’Antonio Gattinon, una delle quali ospita interventi tutt’altro che accessori di un estroverso villano friulano, cambia il panorama del primo Seicento e lascia spazio a suggestioni di ampia portata. Sebbene l’orizzonte editoriale sia ancora quello veneziano, non può non colpire la convergenza con gli interessi multiformi e le poliedriche inclinazioni di Giovan Battista Donato, veneziano di nascita, friulano d’adozione e aperto a scambi di respiro non limitato: una convergenza che mette in discussione l’eccezionalità delle due vicende e induce a prendere nuovamente in esame lo scenario culturale della bassa pianura friulana. La prima delle due commedie di Gattinon costituiva l’oggetto della tesi di dottorato in Ladinistica e plurilinguismo discussa dall’autore presso l’Università degli Studi di Udine e riproposta nel volume in forma rielaborata e aggiornata. Sono indagati nell’introduzione il contesto di origine delle opere di Gattinon e l’indole del loro plurilinguismo, così come emergono dal materiale documentario che è stato finora possibile reperire e dai numerosi studi sulla commedia nel Cinquecento e nel Seicento. Oggetto principale del volume è l’edizione dei Travagli d’amore, qui accompagnata da un commento che mira a un’interpretazione approfondita del testo. L’analisi delle lingue e, in parte, l’esplorazione delle strategie stilistiche sottese ai dialoghi, agevolano l’osservazione degli elementi di fedeltà al reale e di finzione comica e caricaturale. Dagli spogli lessicali, infine, emerge lo spessore apprezzabile delle varietà che compongono questo saggio inedito di plurilinguismo teatrale.

I travagli d'amore. Edizione critica e commento

ZANELLO G
2015-01-01

Abstract

Le testimonianze sul friulano in scena non riescono a superare, nel Cinquecento, i limiti dovuti al loro carattere episodico e marginale. L’esperienza più rilevante, La Pace di Marin Negro, nasce sotto il segno del plurilinguismo e incontra, fino ai primi decenni del Seicento, una discreta fortuna editoriale. Tuttavia la presenza della parte del servo friulano, già in sé non cospicua, è stata riconosciuta come fortuita. Essa dunque, pur essendo per diversi aspetti eloquente, poco informa sui rapporti con il Friuli. L’individuazione di due commedie del latisanese Marc’Antonio Gattinon, una delle quali ospita interventi tutt’altro che accessori di un estroverso villano friulano, cambia il panorama del primo Seicento e lascia spazio a suggestioni di ampia portata. Sebbene l’orizzonte editoriale sia ancora quello veneziano, non può non colpire la convergenza con gli interessi multiformi e le poliedriche inclinazioni di Giovan Battista Donato, veneziano di nascita, friulano d’adozione e aperto a scambi di respiro non limitato: una convergenza che mette in discussione l’eccezionalità delle due vicende e induce a prendere nuovamente in esame lo scenario culturale della bassa pianura friulana. La prima delle due commedie di Gattinon costituiva l’oggetto della tesi di dottorato in Ladinistica e plurilinguismo discussa dall’autore presso l’Università degli Studi di Udine e riproposta nel volume in forma rielaborata e aggiornata. Sono indagati nell’introduzione il contesto di origine delle opere di Gattinon e l’indole del loro plurilinguismo, così come emergono dal materiale documentario che è stato finora possibile reperire e dai numerosi studi sulla commedia nel Cinquecento e nel Seicento. Oggetto principale del volume è l’edizione dei Travagli d’amore, qui accompagnata da un commento che mira a un’interpretazione approfondita del testo. L’analisi delle lingue e, in parte, l’esplorazione delle strategie stilistiche sottese ai dialoghi, agevolano l’osservazione degli elementi di fedeltà al reale e di finzione comica e caricaturale. Dagli spogli lessicali, infine, emerge lo spessore apprezzabile delle varietà che compongono questo saggio inedito di plurilinguismo teatrale.
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