L'urbanistica si fa con il Potere e il Governo del territorio è molto più dell'urbanistica. Il Governo non può che essere un potere conferito per sacro comando (religioso, costituente, rivoluzionario). Il ruolo dell'urbanista, direttore di un'orchestra per cui forma (architettonica-economica-sociale) è sostanza, non trascende questa banale regola, ma non basta, necessita il principio dell'attribuzione, fatto che il Governo sussume in sé, per postulato. Senza Potere dunque non c'é Urbanistica, ... figuriamoci Governo del territorio, concetto olistico, comprensivo degli effetti paesistici proiettati al futuro dalla governance, sempre e comunque trasformativa, ... altrimenti di regolazione si parlerebbe. Il ruolo delle Associazioni nel produrre occasioni di dialogo e dibattito tra Stakeholder, Ragion di Stato e Popolazioni è sempre stato riconosciuto, ma mai gratificato, semmai represso dopo proditori usi. La scelta di quali saperi propagandare attraverso queste forme di collaborazione volontaria e spontanea, comunque guidata il più delle volte da leciti interessi retrostanti (corporazioni, carriere e logge), è meno scontata. I saperi “tecnici” non disturbano, i loro valori codificati nel ruolo di gromatici, proti ed ingegneri sembrano acquisiti. I saperi “presunti” che si servono dei precedenti alla “moda”, “partiticamente”, sono pericolosi, perché ideologicamente coercitivi verso stati di equilibrio desiderati ma irraggiungibili. Il loro irrigidimento genera distopia dalla rassicurante utopia iniziale, laddove in natura l'equilibrio è invece per definizione “lo stato meno probabile”. I saperi “ricercati” sembrano invisi alle idee ricevute che ne hanno paura, perché da essi verrebbero prima o poi smascherate nella loro profonda pigrizia morale, civica e culturale. Perché dunque mescolare questi saperi nell'associazionismo? Il contributo intende formulare le seguenti domande e nel descriverle già ipotizzare alcune possibili risposte, collocandole nell'attuale condizione di scarsità del Potere. Come e perché mescolare saperi tecnici e di ricerca in urbanistica propagandandoli e diffondendoli verso gli iscritti e verso un intorno di tecnici con interessi correlati o correlabili? (A che ingegneri interessa l'urbanistica e a quali interesserebbe?). Come correlare l'associazionismo in urbanistica alle azioni residuali di governo del territorio che i poteri politici possono ancora favorire o attuare? (Cosa fare per attirare e coinvolgere i politici?). Come intercettare gli stakeholder e interagire possibilmente con questi al fine di aiutare ad orientare il sistema verso speculazioni produttrici di senso in prospettiva di lungo periodo? (Quali giochi a somma positiva suggerire?).

Elucubrazioni sull'associazionismo in urbanistica tra cicli economici, sindrome pigmalionica, velleità prometeica e “grotta” platonica

Piero Pedrocco
2018-01-01

Abstract

L'urbanistica si fa con il Potere e il Governo del territorio è molto più dell'urbanistica. Il Governo non può che essere un potere conferito per sacro comando (religioso, costituente, rivoluzionario). Il ruolo dell'urbanista, direttore di un'orchestra per cui forma (architettonica-economica-sociale) è sostanza, non trascende questa banale regola, ma non basta, necessita il principio dell'attribuzione, fatto che il Governo sussume in sé, per postulato. Senza Potere dunque non c'é Urbanistica, ... figuriamoci Governo del territorio, concetto olistico, comprensivo degli effetti paesistici proiettati al futuro dalla governance, sempre e comunque trasformativa, ... altrimenti di regolazione si parlerebbe. Il ruolo delle Associazioni nel produrre occasioni di dialogo e dibattito tra Stakeholder, Ragion di Stato e Popolazioni è sempre stato riconosciuto, ma mai gratificato, semmai represso dopo proditori usi. La scelta di quali saperi propagandare attraverso queste forme di collaborazione volontaria e spontanea, comunque guidata il più delle volte da leciti interessi retrostanti (corporazioni, carriere e logge), è meno scontata. I saperi “tecnici” non disturbano, i loro valori codificati nel ruolo di gromatici, proti ed ingegneri sembrano acquisiti. I saperi “presunti” che si servono dei precedenti alla “moda”, “partiticamente”, sono pericolosi, perché ideologicamente coercitivi verso stati di equilibrio desiderati ma irraggiungibili. Il loro irrigidimento genera distopia dalla rassicurante utopia iniziale, laddove in natura l'equilibrio è invece per definizione “lo stato meno probabile”. I saperi “ricercati” sembrano invisi alle idee ricevute che ne hanno paura, perché da essi verrebbero prima o poi smascherate nella loro profonda pigrizia morale, civica e culturale. Perché dunque mescolare questi saperi nell'associazionismo? Il contributo intende formulare le seguenti domande e nel descriverle già ipotizzare alcune possibili risposte, collocandole nell'attuale condizione di scarsità del Potere. Come e perché mescolare saperi tecnici e di ricerca in urbanistica propagandandoli e diffondendoli verso gli iscritti e verso un intorno di tecnici con interessi correlati o correlabili? (A che ingegneri interessa l'urbanistica e a quali interesserebbe?). Come correlare l'associazionismo in urbanistica alle azioni residuali di governo del territorio che i poteri politici possono ancora favorire o attuare? (Cosa fare per attirare e coinvolgere i politici?). Come intercettare gli stakeholder e interagire possibilmente con questi al fine di aiutare ad orientare il sistema verso speculazioni produttrici di senso in prospettiva di lungo periodo? (Quali giochi a somma positiva suggerire?).
2018
978-88-916-2702-5
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11390/1150167
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