Anche nella poesia di Ciro di Pers (1599-1663), così intrisa di religiosità compunta e così incline alla pensosità funeraria, l’orologio è emblema privilegiato del devastante scorrere del tempo e dell’approssimarsi della morte; analoghe propensioni potrebbero invece apparire meno prevedibili nell’opera del cugino Ermes di Colloredo (1622-1692), sulla collocazione del quale non sono mancate, negli scorsi decenni, né le riserve morali (con le relative censure), né i dibattiti tra quanti lo vedevano in un ambito laterale o “altro” rispetto al Barocco e quanti ne sottolineavano la congruenza con il clima letterario della sua epoca, tra coloro che lo consideravano un passatista o, viceversa, un anticipatore, e coloro che rimarcavano la sostanziale omogeneità della sua produzione con la temperie coeva, anche a fronte della pluralità delle forme e delle tematiche che il Seicento contempla. Lo spunto per affrontare nuovamente queste problematiche è offerto da un sonetto incluso nella raccolta poetica di Ermes: i versi "Sopra un orologio a Polimia", destinati al giovane Giovan Tommaso di Colloredo, propongono un ragionamento sulla precarietà della bellezza del volto della donna e sul corrispondente affievolirsi del tormento d’amore nel poeta; il tema del tempo precipite è dunque associato a quello del carattere effimero del fascino femminile (e, in modo meno diretto, al tema amoroso), ma le sfumature richiedono una sosta e postulano, anzi, la lettura comparata proposta dal contributo.

Tra Ermes e Ciro: il tempo e la bellezza

Zanello Gabriele
2018-01-01

Abstract

Anche nella poesia di Ciro di Pers (1599-1663), così intrisa di religiosità compunta e così incline alla pensosità funeraria, l’orologio è emblema privilegiato del devastante scorrere del tempo e dell’approssimarsi della morte; analoghe propensioni potrebbero invece apparire meno prevedibili nell’opera del cugino Ermes di Colloredo (1622-1692), sulla collocazione del quale non sono mancate, negli scorsi decenni, né le riserve morali (con le relative censure), né i dibattiti tra quanti lo vedevano in un ambito laterale o “altro” rispetto al Barocco e quanti ne sottolineavano la congruenza con il clima letterario della sua epoca, tra coloro che lo consideravano un passatista o, viceversa, un anticipatore, e coloro che rimarcavano la sostanziale omogeneità della sua produzione con la temperie coeva, anche a fronte della pluralità delle forme e delle tematiche che il Seicento contempla. Lo spunto per affrontare nuovamente queste problematiche è offerto da un sonetto incluso nella raccolta poetica di Ermes: i versi "Sopra un orologio a Polimia", destinati al giovane Giovan Tommaso di Colloredo, propongono un ragionamento sulla precarietà della bellezza del volto della donna e sul corrispondente affievolirsi del tormento d’amore nel poeta; il tema del tempo precipite è dunque associato a quello del carattere effimero del fascino femminile (e, in modo meno diretto, al tema amoroso), ma le sfumature richiedono una sosta e postulano, anzi, la lettura comparata proposta dal contributo.
2018
978-88-7636-271-2
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