il saggio mette a confronto due programmi di educazione bilingue che sono ormai presenti in modo diffuso nella scuola italiana: il CLIL - Content and Language Integrated Learning - e l’italiano per lo studio, o Italstudio, riferito all’insegnamento delle discipline scolastiche in italiano lingua seconda nelle sempre più diffuse classi multilingui e pluriculturali, ma che riguarda in modo diretto e per certi aspetti altrettanto problematico anche la situazione di insegnamento delle materie scolastiche attraverso l’italiano lingua materna. Riteniamo che oggi nella scuola ci siano tutte le condizioni per superare la visione del CLIL come un programma di elite e segno dell’alta qualità di una scuola, a fronte di un insegnamento di discipline in italiano che viene vissuto come un problema laddove l’italiano è lingua seconda e che viene ignorato e trascurato nei suoi aspetti linguistici e comunicativi laddove l’italiano è lingua materna. Infatti, non solo per gli studenti stranieri ma anche per i madrelingua la lingua usata durante le lezioni scolastiche è lontana da quella usata quotidianamente nelle interazioni sociali, spesso poco comprensibile, è un Italstudio. Lungi quindi dal relegare Italstudio nel ruolo di CLIL “dimenticato”, va sottolineato come entrambe le situazioni portino ad un diverso e più efficace modo di apprendere e di insegnare, e richiedano profondi cambiamenti sul piano didattico, metodologico, organizzativo, al fine di perseguire un obbiettivo fondamentale: che l’apprendimento di lingua e contenuti disciplinari sia un processo integrato ed equilibrato, raggiunto attraverso attività che mettano al centro lo sviluppo cognitivo degli studenti.

Italiano per lo studio: un CLIL «dimenticato»

maria cecilia luise
2016-01-01

Abstract

il saggio mette a confronto due programmi di educazione bilingue che sono ormai presenti in modo diffuso nella scuola italiana: il CLIL - Content and Language Integrated Learning - e l’italiano per lo studio, o Italstudio, riferito all’insegnamento delle discipline scolastiche in italiano lingua seconda nelle sempre più diffuse classi multilingui e pluriculturali, ma che riguarda in modo diretto e per certi aspetti altrettanto problematico anche la situazione di insegnamento delle materie scolastiche attraverso l’italiano lingua materna. Riteniamo che oggi nella scuola ci siano tutte le condizioni per superare la visione del CLIL come un programma di elite e segno dell’alta qualità di una scuola, a fronte di un insegnamento di discipline in italiano che viene vissuto come un problema laddove l’italiano è lingua seconda e che viene ignorato e trascurato nei suoi aspetti linguistici e comunicativi laddove l’italiano è lingua materna. Infatti, non solo per gli studenti stranieri ma anche per i madrelingua la lingua usata durante le lezioni scolastiche è lontana da quella usata quotidianamente nelle interazioni sociali, spesso poco comprensibile, è un Italstudio. Lungi quindi dal relegare Italstudio nel ruolo di CLIL “dimenticato”, va sottolineato come entrambe le situazioni portino ad un diverso e più efficace modo di apprendere e di insegnare, e richiedano profondi cambiamenti sul piano didattico, metodologico, organizzativo, al fine di perseguire un obbiettivo fondamentale: che l’apprendimento di lingua e contenuti disciplinari sia un processo integrato ed equilibrato, raggiunto attraverso attività che mettano al centro lo sviluppo cognitivo degli studenti.
2016
978-88-548-9626-0
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