Il contributo descrive il testimone della Lauda di Giovanni Battista conservato alla Biblioteca Reale di Torino (Ms. Varia.124), Milano, ante 1476. Codice membranaceo di elegante fattura, corredato di numerose miniature attribuite alla bottega di Cristoforo de Predis e datate al 6 aprile 1476, commissionato dalla famiglia ducale milanese, reca le imprese del duca Galeazzo Maria Sforza e della di lui consorte Bona di Savoia. Il manoscritto si compone di 158 carte, mm 273 (268) x 191, risultato di una probabile rifilatura posteriore. Il codice miscellaneo di materia devozionale presenta la lode in onore del Battista alle cc. 142r-145r accanto alle vite dei santi Anna e Gioacchino, di Maria, di Gesù ed al Giudizio Universale. A partire dall'analisi linguistica della Lauda di Giovanni Battista si può riconoscere anche in questo singolo testo il carattere ibrido e mescidato che Salvioni aveva riscontrato nell’intero codice; tuttavia, almeno in questo specifico caso, che si è rivelato aperto a soluzioni genericamente padane, sembra difficile intravedere elementi decisivi che portino a ritenerlo con sicurezza il prodotto di una copia realizzata da uno scriba lombardo da un originale veneto.

Il codice Torino Varia 124 (To)

Gabriele Zanello
2019-01-01

Abstract

Il contributo descrive il testimone della Lauda di Giovanni Battista conservato alla Biblioteca Reale di Torino (Ms. Varia.124), Milano, ante 1476. Codice membranaceo di elegante fattura, corredato di numerose miniature attribuite alla bottega di Cristoforo de Predis e datate al 6 aprile 1476, commissionato dalla famiglia ducale milanese, reca le imprese del duca Galeazzo Maria Sforza e della di lui consorte Bona di Savoia. Il manoscritto si compone di 158 carte, mm 273 (268) x 191, risultato di una probabile rifilatura posteriore. Il codice miscellaneo di materia devozionale presenta la lode in onore del Battista alle cc. 142r-145r accanto alle vite dei santi Anna e Gioacchino, di Maria, di Gesù ed al Giudizio Universale. A partire dall'analisi linguistica della Lauda di Giovanni Battista si può riconoscere anche in questo singolo testo il carattere ibrido e mescidato che Salvioni aveva riscontrato nell’intero codice; tuttavia, almeno in questo specifico caso, che si è rivelato aperto a soluzioni genericamente padane, sembra difficile intravedere elementi decisivi che portino a ritenerlo con sicurezza il prodotto di una copia realizzata da uno scriba lombardo da un originale veneto.
2019
978-3-8253-4668-3
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