Facendo fronte alla mancanza di uno studio sistematico dedicato alla pittura dei quadranti degli orologi notturni, il contributo intende tracciare una prima mappatura di tale particolare fenomeno, al fine di riconoscere un’adeguata attenzione critica a quel complesso di opere di estrema raffinatezza, sinora indebitamente dequalificate ad arti decorative. Considerata la genesi del tutto romana di questo particolare tipo di orologio, inventato in seno all’officina dei fratelli Campani verso il 1656 per soddisfare le esigenze del pontefice Alessandro VII Chigi, l’indagine prende le mosse analizzando un nucleo di esemplari di fattura capitolina, così da ricondurli ai cataloghi di Ciro Ferri, Filippo Lauri e Crescenzio Onofri. Esaminando una serie di quadranti già attribuiti a Giacinto Gimignani, Francesco Trevisani e Giovan Battista Gaulli, il Baciccio, l’occasione si offre peraltro propizia per addentrarsi nelle dinamiche di collaborazione in essere tra artisti e orologiai, oltre che per indagare i rapporti stilistici e compositivi ravvisabili tra le mostre degli orologi e le opere di maggior formato eseguite dagli stessi pittori. Lasciato dunque il contesto romano per occuparsi di un gruppo di orologi fabbricati a Firenze e a Bologna, rispettivamente illustrati da Andrea Scacciati e da Ludovico Mattioli, l’excursus prosegue spostando il focus verso Genova, città nella quale operava l’orologiaio Giovan Pietro Callin. Ed è proprio studiando una serie di mostre dipinte per dei notturni di manifattura genovese che è stato possibile individuare l’intervento di alcuni dei più insigni esponenti del Barocco ligure, tra cui spiccano i nomi di Domenico e Paolo Gerolamo Piola e di Gio. Raffaele Badaracco. Abbandonando in chiusura i territori compresi sotto l’ala della Repubblica genovese, il percorso si è concluso attribuendo alla mano di Giovanni Stefano Danedi, detto il Montalto, i quadranti di una coppia di segnatempo assemblati nell’officina di Stefano Santuel, il più importante orologiaio attivo nel ducato di Milano.

Pittori e quadranti. La pittura barocca nelle mostre degli orologi notturni

Francesco Ceretti
2020-01-01

Abstract

Facendo fronte alla mancanza di uno studio sistematico dedicato alla pittura dei quadranti degli orologi notturni, il contributo intende tracciare una prima mappatura di tale particolare fenomeno, al fine di riconoscere un’adeguata attenzione critica a quel complesso di opere di estrema raffinatezza, sinora indebitamente dequalificate ad arti decorative. Considerata la genesi del tutto romana di questo particolare tipo di orologio, inventato in seno all’officina dei fratelli Campani verso il 1656 per soddisfare le esigenze del pontefice Alessandro VII Chigi, l’indagine prende le mosse analizzando un nucleo di esemplari di fattura capitolina, così da ricondurli ai cataloghi di Ciro Ferri, Filippo Lauri e Crescenzio Onofri. Esaminando una serie di quadranti già attribuiti a Giacinto Gimignani, Francesco Trevisani e Giovan Battista Gaulli, il Baciccio, l’occasione si offre peraltro propizia per addentrarsi nelle dinamiche di collaborazione in essere tra artisti e orologiai, oltre che per indagare i rapporti stilistici e compositivi ravvisabili tra le mostre degli orologi e le opere di maggior formato eseguite dagli stessi pittori. Lasciato dunque il contesto romano per occuparsi di un gruppo di orologi fabbricati a Firenze e a Bologna, rispettivamente illustrati da Andrea Scacciati e da Ludovico Mattioli, l’excursus prosegue spostando il focus verso Genova, città nella quale operava l’orologiaio Giovan Pietro Callin. Ed è proprio studiando una serie di mostre dipinte per dei notturni di manifattura genovese che è stato possibile individuare l’intervento di alcuni dei più insigni esponenti del Barocco ligure, tra cui spiccano i nomi di Domenico e Paolo Gerolamo Piola e di Gio. Raffaele Badaracco. Abbandonando in chiusura i territori compresi sotto l’ala della Repubblica genovese, il percorso si è concluso attribuendo alla mano di Giovanni Stefano Danedi, detto il Montalto, i quadranti di una coppia di segnatempo assemblati nell’officina di Stefano Santuel, il più importante orologiaio attivo nel ducato di Milano.
2020
9788857244723
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11390/1195187
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