Il raddoppiamento di /n/ nel prefisso in- in forme come innamorarsi, innalzare, innestare, innescare, ecc. può considerarsi un fenomeno di confine per due ragioni: perché ha luogo tra due elementi morfematici distinti, il prefisso e la base, e perché implica l’interazione tra due componenti della grammatica: la fonologia e la morfologia. Oggi queste forme non sono più analizzabili come l’effetto di un processo produttivo. In italiano standard forme col raddoppiamento coesistono con forme prive di raddoppiamento, che anzi rappresentano la maggioranza tra le parole prefissate con in- (inacerbire, inacidire, inamidare, ecc.). In sincronia, nessuna regola fono-morfologica appare adeguata a giustificare l’oscillazione tra in- e inn- davanti a basi comincianti per vocale. La distribuzione delle due varianti del prefisso è dunque definita nel lessico. Il quadro appare molto diverso se si prendono in considerazione i dati ricavabili dai dialetti. In diverse varietà toscane e centro-meridionali, oggi la forma prevalente o addirittura esclusiva è quella con /n/ geminata. Se poi si estende l’analisi alla fase medievale, si possono individuare molteplici indizi che suggeriscono che nei volgari antichi (tra cui il fiorentino) il raddoppiamento della nasale fosse un fenomeno fonologico produttivo. Tale situazione parrebbe essersi conservata in alcune aree della Penisola. Qualora, infine, si volesse ampliare ulteriormente la prospettiva comparatistica, si noterebbe come fenomeni analoghi siano attestati nel francese e nel provenzale medievali, nei dialetti italiani settentrionali e nel romeno antico e moderno . Gli obiettivi che il presente studio si propone di raggiungere sono molteplici. Nella prima parte, cercheremo di indagare le ragioni dell’allomorfia in-/inn- nell’italiano standard e, contemporaneamente, tenteremo di spiegare il diverso comportamento del prefisso in- nella lingua nazionale e nei dialetti. Per fare questo, faremo interagire la dimensione sincronica e diacronica dell’indagine, istituendo un collegamento tra la fase moderna e lo stadio medievale delle diverse varietà italiane interessate dal fenomeno in esame. Le ipotesi che formuleremo alla fine del nostro ragionamento saranno che il raddoppiamento della consonante finale prevocalica (= RCF) nel prefisso in- fosse in origine un fenomeno di fonosintassi, volto probabilmente a impedire l’integrazione fonologica tra prefisso e base lessicale; che nei volgari italiani antichi e in altre varietà romanze i prefissi fossero non-cohering, cioè costituissero elementi fonologici indipendenti dalle basi con cui si combinavano; che tale peculiarità riflettesse una caratteristica che era già del latino volgare e tardo; che il fenomeno della geminazione di /n/ nei prefissi risalga dunque a tale registro e a tale fase della lingua latina.

Il raddoppiamento di /n/ nel prefisso in-: sincronia e diacronia

ANDREOSE ALVISE
2016-01-01

Abstract

Il raddoppiamento di /n/ nel prefisso in- in forme come innamorarsi, innalzare, innestare, innescare, ecc. può considerarsi un fenomeno di confine per due ragioni: perché ha luogo tra due elementi morfematici distinti, il prefisso e la base, e perché implica l’interazione tra due componenti della grammatica: la fonologia e la morfologia. Oggi queste forme non sono più analizzabili come l’effetto di un processo produttivo. In italiano standard forme col raddoppiamento coesistono con forme prive di raddoppiamento, che anzi rappresentano la maggioranza tra le parole prefissate con in- (inacerbire, inacidire, inamidare, ecc.). In sincronia, nessuna regola fono-morfologica appare adeguata a giustificare l’oscillazione tra in- e inn- davanti a basi comincianti per vocale. La distribuzione delle due varianti del prefisso è dunque definita nel lessico. Il quadro appare molto diverso se si prendono in considerazione i dati ricavabili dai dialetti. In diverse varietà toscane e centro-meridionali, oggi la forma prevalente o addirittura esclusiva è quella con /n/ geminata. Se poi si estende l’analisi alla fase medievale, si possono individuare molteplici indizi che suggeriscono che nei volgari antichi (tra cui il fiorentino) il raddoppiamento della nasale fosse un fenomeno fonologico produttivo. Tale situazione parrebbe essersi conservata in alcune aree della Penisola. Qualora, infine, si volesse ampliare ulteriormente la prospettiva comparatistica, si noterebbe come fenomeni analoghi siano attestati nel francese e nel provenzale medievali, nei dialetti italiani settentrionali e nel romeno antico e moderno . Gli obiettivi che il presente studio si propone di raggiungere sono molteplici. Nella prima parte, cercheremo di indagare le ragioni dell’allomorfia in-/inn- nell’italiano standard e, contemporaneamente, tenteremo di spiegare il diverso comportamento del prefisso in- nella lingua nazionale e nei dialetti. Per fare questo, faremo interagire la dimensione sincronica e diacronica dell’indagine, istituendo un collegamento tra la fase moderna e lo stadio medievale delle diverse varietà italiane interessate dal fenomeno in esame. Le ipotesi che formuleremo alla fine del nostro ragionamento saranno che il raddoppiamento della consonante finale prevocalica (= RCF) nel prefisso in- fosse in origine un fenomeno di fonosintassi, volto probabilmente a impedire l’integrazione fonologica tra prefisso e base lessicale; che nei volgari italiani antichi e in altre varietà romanze i prefissi fossero non-cohering, cioè costituissero elementi fonologici indipendenti dalle basi con cui si combinavano; che tale peculiarità riflettesse una caratteristica che era già del latino volgare e tardo; che il fenomeno della geminazione di /n/ nei prefissi risalga dunque a tale registro e a tale fase della lingua latina.
2016
978-88-6897-045-1
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