Nell’ambito delle fonti (in specie nel d.lgs. 3 aprile 2018, n. 34, «Testo unico in materia di foreste e filiere forestali»), i prodotti forestali non legnosi giocano un ruolo importante e strategico nell'ottica dei canoni di sosatenibilità. Il tema della sostenibilità rappresenta il leit motiv nella attuale “economia” del bosco, in breve, il “perno” su cui si articolano molti interessi: nel T.U. forestale si privilegia in effetti l’assunzione di un assetto collocato nell’ottica della “multivalorialità” oltreché della multifunzionalità, da salutare positivamente. Tuttavia, nel quadro che emerge, difettano alcuni riferimenti, di peso specifico rilevante proprio alla luce degli SDGs dell’Agenda ONU 2030 sullo sviluppo sostenibile. I temi toccati sono diversi. Si tiene in considerazione l’orientamento della giurisprudenza, a partire dalla sentenza della Corte costituzionale 14 aprile 2008, n. 105. Si correla la giurisprudenza al Testo unico forestale considerato come opportunità (non certo isolata) per riflettere sulle potenzialità delle filiere produttive. Un cenno va alla legge 6 ottobre 2017, n. 158, c.d. “salva borghi” e al d.m. 10 agosto 2020. Inoltre si considerano i “PES” (Payments for Ecosystem o Environmental Services) per la promozione e la valorizzazione anche dei prodotti forestali non legnosi. Si tiene conto del d.lgs. 21 maggio 2018, n. 75 («Testo unico in materia di coltivazione, raccolta e prima trasformazione delle piante officinali»). Risulta interessante il regime fiscale per i raccoglitori occasionali di prodotti selvatici non legnosi e di piante officinali spontanee e la questione degli usi civici, come pure la certificazione volontaria della gestione forestale sostenibile quale strumento di riconoscimento dei prodotti legnosi e non legnosi. Si esamina l’indicazione facoltativa di qualità “prodotto di montagna” (ed altre) di fronte alle sfide della sostenibilità.
I prodotti forestali non legnosi. Regolazione e promozione di fronte alle sfide del presente e all’insegna dei canoni di sostenibilità
MACCIONI G.
2021-01-01
Abstract
Nell’ambito delle fonti (in specie nel d.lgs. 3 aprile 2018, n. 34, «Testo unico in materia di foreste e filiere forestali»), i prodotti forestali non legnosi giocano un ruolo importante e strategico nell'ottica dei canoni di sosatenibilità. Il tema della sostenibilità rappresenta il leit motiv nella attuale “economia” del bosco, in breve, il “perno” su cui si articolano molti interessi: nel T.U. forestale si privilegia in effetti l’assunzione di un assetto collocato nell’ottica della “multivalorialità” oltreché della multifunzionalità, da salutare positivamente. Tuttavia, nel quadro che emerge, difettano alcuni riferimenti, di peso specifico rilevante proprio alla luce degli SDGs dell’Agenda ONU 2030 sullo sviluppo sostenibile. I temi toccati sono diversi. Si tiene in considerazione l’orientamento della giurisprudenza, a partire dalla sentenza della Corte costituzionale 14 aprile 2008, n. 105. Si correla la giurisprudenza al Testo unico forestale considerato come opportunità (non certo isolata) per riflettere sulle potenzialità delle filiere produttive. Un cenno va alla legge 6 ottobre 2017, n. 158, c.d. “salva borghi” e al d.m. 10 agosto 2020. Inoltre si considerano i “PES” (Payments for Ecosystem o Environmental Services) per la promozione e la valorizzazione anche dei prodotti forestali non legnosi. Si tiene conto del d.lgs. 21 maggio 2018, n. 75 («Testo unico in materia di coltivazione, raccolta e prima trasformazione delle piante officinali»). Risulta interessante il regime fiscale per i raccoglitori occasionali di prodotti selvatici non legnosi e di piante officinali spontanee e la questione degli usi civici, come pure la certificazione volontaria della gestione forestale sostenibile quale strumento di riconoscimento dei prodotti legnosi e non legnosi. Si esamina l’indicazione facoltativa di qualità “prodotto di montagna” (ed altre) di fronte alle sfide della sostenibilità.File | Dimensione | Formato | |
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