La famosa citazione attribuita all'inizio del '900 all'architetto tedesco Hermann Muthesius, fondatore del Deutscher Werkbund, spesso utilizzata da numerosi architetti, e in particolare da Ernest Nathan Rogers nel suo discorso pronunciato alla conferenza di Zurigo del 1946, e poi pubblicato in un articolo su Domus ‘Ricostruzione: dall'oggetto d'uso alla città’, rappresenta efficacemente l'opera di José Antonio Coderch. Città e dintorni rappresentano per l'architetto catalano i primi interlocutori del progetto, ma nelle sue opere lo spazio non è solo costruito attraverso elementi immateriali come la luce o le viste, ma anche modulato attraverso la costante interazione e integrazione tra la forma dello spazio stesso, i materiali di cui è composto e i dettagli costruttivi che lo caratterizzano. Questi dettagli si evolvono rapidamente in elementi che configurano le facciate dei propri edifici (le persiane)  sia che si tratti di case unifamiliari che di edifici più grandi dimensioni , e offrono una caratteristica qualità di variazione continua e modellazione, grazie alle possibilità offerta dal movimento delle lamelle o dal trasferimento tramite guide. Le persiane sono davvero "palpebre" che proteggono gli occhi interni dell'edificio e costruiscono spazi intermedi in cui la luce e l'aria vengono catturate e modulate prima di fare il loro ingresso negli spazi della casa. Tuttavia, la definizione degli elementi porta anche alla definizione dell'arredo (fisso e mobile) che definisce le pareti-intercapedine o le finestre-abitate e che, fin dai primi schizzi, costituiscono chiaramente uno dei materiali del progetto. Il carattere di questi elementi e il loro rapporto con gli spazi della casa si ispirano all'architettura rurale e al dibattito che, dalla seconda metà del decennio degli anni '10 del secolo scorso nei Congressi Nazionali di Architettura in Spagna, e attraverso le esperienze di GATEPAC in seguito, si interroga sulle radici mediterranee dell’architettura moderna, e si intreccia con il dibattito europeo sulla standardizzazione e la produzione a basso costo di oggetti e mobili. Disegni e schizzi dell'opera dell'architetto vengono confrontati con le immagini e i disegni raccolti nei primi testi (degli anni '20 e '30) che si occupano dell'architettura rurale spagnola. L’edificio indagato è la casa Uriach anche attraverso le immagini del fotografo Giorgio Casali, realizzate per gli articoli pubblicati sulla rivista Domus, conservati nel Fondo Casali nell'Archivio dell'Università IUAV di Venezia.

"Desde la cuchara hasta la ciudad": la construcción del espacio en las casas de José Antonio Coderch

C. Pirina
2017-01-01

Abstract

La famosa citazione attribuita all'inizio del '900 all'architetto tedesco Hermann Muthesius, fondatore del Deutscher Werkbund, spesso utilizzata da numerosi architetti, e in particolare da Ernest Nathan Rogers nel suo discorso pronunciato alla conferenza di Zurigo del 1946, e poi pubblicato in un articolo su Domus ‘Ricostruzione: dall'oggetto d'uso alla città’, rappresenta efficacemente l'opera di José Antonio Coderch. Città e dintorni rappresentano per l'architetto catalano i primi interlocutori del progetto, ma nelle sue opere lo spazio non è solo costruito attraverso elementi immateriali come la luce o le viste, ma anche modulato attraverso la costante interazione e integrazione tra la forma dello spazio stesso, i materiali di cui è composto e i dettagli costruttivi che lo caratterizzano. Questi dettagli si evolvono rapidamente in elementi che configurano le facciate dei propri edifici (le persiane)  sia che si tratti di case unifamiliari che di edifici più grandi dimensioni , e offrono una caratteristica qualità di variazione continua e modellazione, grazie alle possibilità offerta dal movimento delle lamelle o dal trasferimento tramite guide. Le persiane sono davvero "palpebre" che proteggono gli occhi interni dell'edificio e costruiscono spazi intermedi in cui la luce e l'aria vengono catturate e modulate prima di fare il loro ingresso negli spazi della casa. Tuttavia, la definizione degli elementi porta anche alla definizione dell'arredo (fisso e mobile) che definisce le pareti-intercapedine o le finestre-abitate e che, fin dai primi schizzi, costituiscono chiaramente uno dei materiali del progetto. Il carattere di questi elementi e il loro rapporto con gli spazi della casa si ispirano all'architettura rurale e al dibattito che, dalla seconda metà del decennio degli anni '10 del secolo scorso nei Congressi Nazionali di Architettura in Spagna, e attraverso le esperienze di GATEPAC in seguito, si interroga sulle radici mediterranee dell’architettura moderna, e si intreccia con il dibattito europeo sulla standardizzazione e la produzione a basso costo di oggetti e mobili. Disegni e schizzi dell'opera dell'architetto vengono confrontati con le immagini e i disegni raccolti nei primi testi (degli anni '20 e '30) che si occupano dell'architettura rurale spagnola. L’edificio indagato è la casa Uriach anche attraverso le immagini del fotografo Giorgio Casali, realizzate per gli articoli pubblicati sulla rivista Domus, conservati nel Fondo Casali nell'Archivio dell'Università IUAV di Venezia.
2017
978-84-697-2996-0
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11390/1218988
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