La questione dello smantellamento e della riconversione delle aree militari dismesse e abbandonate viene qui considerata da una prospettiva che sostituisce la scala territoriale a quella urbana. Se all’interno delle città il “recinto” separa caserme, e manufatti di vario tipo, dal restante tessuto edilizio, a una scala più vasta le linee di confine possono essere lette nella duplice accezione di limite e di bordo secondo la definizione del biologo Stephen Jay Gould. Se il limite è luogo custodito che indica dove le cose finiscono, il bordo è inteso come confine dove diversi gruppi interagiscono. Così inteso, il confine è declinato nell’accezione etimologica di margine (taglio netto, lacerazione o ferita) che per essere sanato necessita di un processo di “rimarginazione”. A partire da queste premesse, parlare di riconversione di aree militari dismesse non riguarda pertanto la sola sostituzione o adeguamento funzionale di manufatti, quanto la ricomposizione delle relazioni tra manufatto e contesto allo scopo di promuovere la valorizzazione e, al contempo, la riappropriazione collettiva di luoghi altrimenti off-limits. Dare al limite una interpretazione architettonica significa non identificarlo solo in quanto linea astratta, ma riconoscere nello spessore spaziale e temporale (buffer-zone) la misura che costruisce un ambito separato dall’intorno. Essenziale è che questa cesura sia resa riconoscibile per mezzo di segni costruiti (manufatti di difesa, operazioni di scavo, disboscamento) o “dispositivi” (leggi, norme, divieti) che ne regolano i diritti al suo interno. Nel saggio alcuni progetti di ridefinizione di tracciati di linee di difesa militari faranno da sfondo a uno sguardo sulla condizione esemplare del Friuli e della costruzione del limite italo-jugoslavo definito dopo la Seconda guerra mondiale.

Re-immaginare il bordo. Il confine come opportunità

C. Pirina
Primo
Supervision
;
G. Comi
Secondo
Membro del Collaboration Group
2021-01-01

Abstract

La questione dello smantellamento e della riconversione delle aree militari dismesse e abbandonate viene qui considerata da una prospettiva che sostituisce la scala territoriale a quella urbana. Se all’interno delle città il “recinto” separa caserme, e manufatti di vario tipo, dal restante tessuto edilizio, a una scala più vasta le linee di confine possono essere lette nella duplice accezione di limite e di bordo secondo la definizione del biologo Stephen Jay Gould. Se il limite è luogo custodito che indica dove le cose finiscono, il bordo è inteso come confine dove diversi gruppi interagiscono. Così inteso, il confine è declinato nell’accezione etimologica di margine (taglio netto, lacerazione o ferita) che per essere sanato necessita di un processo di “rimarginazione”. A partire da queste premesse, parlare di riconversione di aree militari dismesse non riguarda pertanto la sola sostituzione o adeguamento funzionale di manufatti, quanto la ricomposizione delle relazioni tra manufatto e contesto allo scopo di promuovere la valorizzazione e, al contempo, la riappropriazione collettiva di luoghi altrimenti off-limits. Dare al limite una interpretazione architettonica significa non identificarlo solo in quanto linea astratta, ma riconoscere nello spessore spaziale e temporale (buffer-zone) la misura che costruisce un ambito separato dall’intorno. Essenziale è che questa cesura sia resa riconoscibile per mezzo di segni costruiti (manufatti di difesa, operazioni di scavo, disboscamento) o “dispositivi” (leggi, norme, divieti) che ne regolano i diritti al suo interno. Nel saggio alcuni progetti di ridefinizione di tracciati di linee di difesa militari faranno da sfondo a uno sguardo sulla condizione esemplare del Friuli e della costruzione del limite italo-jugoslavo definito dopo la Seconda guerra mondiale.
2021
978-88-916-5082-5
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
rigenerare-le-aree-militari-dismesse-prospettive-dibattiti-e-riconversioni-in-italia-spagna-e-in-contesti-internazionali_pirina_comi.pdf

accesso aperto

Tipologia: Versione Editoriale (PDF)
Licenza: Creative commons
Dimensione 2.26 MB
Formato Adobe PDF
2.26 MB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11390/1219017
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact