The Old Lie. L’eco dell’antica bugia, “Dulce et decorum est pro patria mori” (Orazio, Odi III, 2), riecheggia a distanza di secoli nella celebre ripresa di Wilfred Owen, posta quale polemico e amaro suggello di una poesia scritta tra il 1917 e il 1918, che è una spietata accusa delle atrocità della guerra, mistificata da una propaganda che la descrive, invece, come evento glorioso ed epocale. “Un’antica bugia”, dunque, perpetuata nei secoli da chi si tiene, in realtà, lontano dai conflitti. La poesia di Owen è solo un esempio del reimpiego dei Classici durante la Prima Guerra Mondiale. Essi divennero talvolta filtro o termine di paragone dell’esperienza dei giovani combattenti – come Patrick Shaw-Stewart -, talvolta irrinunciabili “ancore” in anni di aberrazione umana e culturale; talvolta, ancora, il loro messaggio fu riattualizzato in chiave antibellicista; è il caso, per esempio, del riadattamento de Le Troiane ad opera di Franz Werfel. D’altra parte, in quei tumultuosi anni alcuni classicisti ebbero un ruolo non solo culturale, ma anche politico e ideologico; si pensi, per esempio, a Giorgio Pasquali. In occasione dell’ultimo anno di celebrazioni per il Centenario della Grande Guerra, l’associazione culturale Rodopis – Experience Ancient History e l’associazione culturale Prolepsis hanno organizzato un workshop Internazionale dal titolo “The old lie. I Classici e la Grande Guerra”, per invitare a tornare su un tema che, nonostante l’attenzione recentemente dedicatavi, merita ancora indagini e riflessioni. Questo fascicolo raccoglie i frutti della giornata di studi.

The Old Lie. I classici e la Grande Guerra

Luisa Fizzarotti
2019-01-01

Abstract

The Old Lie. L’eco dell’antica bugia, “Dulce et decorum est pro patria mori” (Orazio, Odi III, 2), riecheggia a distanza di secoli nella celebre ripresa di Wilfred Owen, posta quale polemico e amaro suggello di una poesia scritta tra il 1917 e il 1918, che è una spietata accusa delle atrocità della guerra, mistificata da una propaganda che la descrive, invece, come evento glorioso ed epocale. “Un’antica bugia”, dunque, perpetuata nei secoli da chi si tiene, in realtà, lontano dai conflitti. La poesia di Owen è solo un esempio del reimpiego dei Classici durante la Prima Guerra Mondiale. Essi divennero talvolta filtro o termine di paragone dell’esperienza dei giovani combattenti – come Patrick Shaw-Stewart -, talvolta irrinunciabili “ancore” in anni di aberrazione umana e culturale; talvolta, ancora, il loro messaggio fu riattualizzato in chiave antibellicista; è il caso, per esempio, del riadattamento de Le Troiane ad opera di Franz Werfel. D’altra parte, in quei tumultuosi anni alcuni classicisti ebbero un ruolo non solo culturale, ma anche politico e ideologico; si pensi, per esempio, a Giorgio Pasquali. In occasione dell’ultimo anno di celebrazioni per il Centenario della Grande Guerra, l’associazione culturale Rodopis – Experience Ancient History e l’associazione culturale Prolepsis hanno organizzato un workshop Internazionale dal titolo “The old lie. I Classici e la Grande Guerra”, per invitare a tornare su un tema che, nonostante l’attenzione recentemente dedicatavi, merita ancora indagini e riflessioni. Questo fascicolo raccoglie i frutti della giornata di studi.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11390/1225725
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