Abstract e descrizione del lavoro Inquadramento teorico Numerosi studi hanno verificato la tendenza a una minore propensione al rischio da parte delle donne rispetto agli uomini (Eckel, Grossman, 2008; Gong B, Yang 2012; Zhang, 2018; Gneezy, Leonard, List, 2009; Eckel et al., 2012; Booth, Cardona-Sosa, Nolen, 2014). Questa evidenza empirica è stata utilizzata per fornire una diversa chiave di lettura a fenomeni sociali rilevanti, come ad esempio il gap salariale di genere che potrebbe, su queste basi, essere parzialmente associato a scelte di carriera differenti: più rischiose, ma anche più remuneranti in caso di successo, da parte degli uomini rispetto alle donne. Tralasciando gli studi che associano questa differenza a fattori biologici (uno per tutti: Paola, Zingales, Maestripieri, 2009) ci concentreremo sulle differenze collegabili all’influenza dell’ambiente sociale di riferimento e dell’interazione sociale, utilizzando come riferimento lo studio di Liu e Zuo (2019) che collega la differente propensione al rischio da un lato 1) alla cultura di riferimento (in questo caso matriarcale o patriarcale) e dall’altro lato 2) alle interazioni sociali, che a detta degli autori sono in grado di “modellare” la propensione al rischio e modificarla. Quest’ultimo aspetto in particolare è alla base del nostro lavoro in quanto apre interessanti prospettive di tipo didattico/educativo: la creazione di una interazione efficace dal punto di vista formativo potrebbe permettere di influire sulle tendenze di fondo di questi atteggiamenti. Metodo L’obiettivo di questo paper è riflettere criticamente da un punto di vista sociologico, sulla base della letteratura esistente, sui dilemmi a livello educativo che si aprono di fronte a questa prospettiva, sia dal punto di vista pratico (il problema dell’efficacia) sia dal punto di vista etico (il problema deontologico). Con riferimento principale al citato lavoro di Liu e Zuo (2019) a livello delle pratiche da mettere in atto è necessario domandarsi 1) quale forma di interazione sociale può risultare più efficace al fine di produrre una modifica della propensione al rischio da parte delle nuove generazioni?; 2. Che tipo di attività, a livello scolastico/educativo, possono maggiormente influire su queste variabili culturali di fondo? 3. Come le dinamiche interattive e di gruppo possono essere utilizzate per massimizzare l’efficacia di queste attività? A livello dei problemi etici e valoriali ci domanderemo 1) se sia giusto cercare di modificare a “tavolino” una tendenza culturale e sociale; 2) se sia corretto pensare che una maggiore propensione al rischio sia preferibile; e infine 3) come evitare il rischio di riprodurre le tendenze male-oriented che si intravedono in queste ricerche in cui, di fatto, il successo dell’esperimento viene calcolato sulla base dell’avvicinamento della propensione al rischio delle donne rispetto a quella espressa dagli uomini. Risultati 1. Le interazioni più efficaci sembrano essere quelle che stimolano un contatto e un confronto diretto tra pari (peer effects) a scapito di una prospettiva direttiva (top-down); 2. una stimolazione diretta con giochi di ruolo competitivi appare il sistema più efficace per tematizzare l’influenza dell’interazione sui comportamenti/atteggiamenti considerati desiderabili; 3. l’utilizzo dell’effetto ingroup (Tajfel, Turner, 1986) per la composizione dei gruppi in competizione può massimizzare l’efficacia delle attività formative; 4. va posta attenzione sugli aspetti etici di riferimento per la creazione delle attività e dei loro obiettivi, in modo da evitare di riprodurre stereotipi di genere, in particolare postulando come comportamento “corretto” o di riferimento l’atteggiamento maschile.

Propensione al rischio, gender e variabili culturali. Una prospettiva formativa

melchior claudio
Primo
2020-01-01

Abstract

Abstract e descrizione del lavoro Inquadramento teorico Numerosi studi hanno verificato la tendenza a una minore propensione al rischio da parte delle donne rispetto agli uomini (Eckel, Grossman, 2008; Gong B, Yang 2012; Zhang, 2018; Gneezy, Leonard, List, 2009; Eckel et al., 2012; Booth, Cardona-Sosa, Nolen, 2014). Questa evidenza empirica è stata utilizzata per fornire una diversa chiave di lettura a fenomeni sociali rilevanti, come ad esempio il gap salariale di genere che potrebbe, su queste basi, essere parzialmente associato a scelte di carriera differenti: più rischiose, ma anche più remuneranti in caso di successo, da parte degli uomini rispetto alle donne. Tralasciando gli studi che associano questa differenza a fattori biologici (uno per tutti: Paola, Zingales, Maestripieri, 2009) ci concentreremo sulle differenze collegabili all’influenza dell’ambiente sociale di riferimento e dell’interazione sociale, utilizzando come riferimento lo studio di Liu e Zuo (2019) che collega la differente propensione al rischio da un lato 1) alla cultura di riferimento (in questo caso matriarcale o patriarcale) e dall’altro lato 2) alle interazioni sociali, che a detta degli autori sono in grado di “modellare” la propensione al rischio e modificarla. Quest’ultimo aspetto in particolare è alla base del nostro lavoro in quanto apre interessanti prospettive di tipo didattico/educativo: la creazione di una interazione efficace dal punto di vista formativo potrebbe permettere di influire sulle tendenze di fondo di questi atteggiamenti. Metodo L’obiettivo di questo paper è riflettere criticamente da un punto di vista sociologico, sulla base della letteratura esistente, sui dilemmi a livello educativo che si aprono di fronte a questa prospettiva, sia dal punto di vista pratico (il problema dell’efficacia) sia dal punto di vista etico (il problema deontologico). Con riferimento principale al citato lavoro di Liu e Zuo (2019) a livello delle pratiche da mettere in atto è necessario domandarsi 1) quale forma di interazione sociale può risultare più efficace al fine di produrre una modifica della propensione al rischio da parte delle nuove generazioni?; 2. Che tipo di attività, a livello scolastico/educativo, possono maggiormente influire su queste variabili culturali di fondo? 3. Come le dinamiche interattive e di gruppo possono essere utilizzate per massimizzare l’efficacia di queste attività? A livello dei problemi etici e valoriali ci domanderemo 1) se sia giusto cercare di modificare a “tavolino” una tendenza culturale e sociale; 2) se sia corretto pensare che una maggiore propensione al rischio sia preferibile; e infine 3) come evitare il rischio di riprodurre le tendenze male-oriented che si intravedono in queste ricerche in cui, di fatto, il successo dell’esperimento viene calcolato sulla base dell’avvicinamento della propensione al rischio delle donne rispetto a quella espressa dagli uomini. Risultati 1. Le interazioni più efficaci sembrano essere quelle che stimolano un contatto e un confronto diretto tra pari (peer effects) a scapito di una prospettiva direttiva (top-down); 2. una stimolazione diretta con giochi di ruolo competitivi appare il sistema più efficace per tematizzare l’influenza dell’interazione sui comportamenti/atteggiamenti considerati desiderabili; 3. l’utilizzo dell’effetto ingroup (Tajfel, Turner, 1986) per la composizione dei gruppi in competizione può massimizzare l’efficacia delle attività formative; 4. va posta attenzione sugli aspetti etici di riferimento per la creazione delle attività e dei loro obiettivi, in modo da evitare di riprodurre stereotipi di genere, in particolare postulando come comportamento “corretto” o di riferimento l’atteggiamento maschile.
2020
978-88-6760-742-6
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11390/1227658
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