I territori di confine del nord est d’Italia si configurano come un palinsesto in cui i segni di antiche tracce, visibili o parzialmente sepolte, richiamano alla memoria le tragiche vicende dei conflitti che per secoli ne hanno trasformato l'aspetto e la conformazione. Ciò che resta di quegli eventi contribuisce alla definizione di una identità che attesta una straordinaria ricchezza di relazioni, e che si articola incessantemente in un processo continuo di riscrittura. Questo mondo di frammenti sparsi aspetta di essere riconosciuto e compreso, ma soprattutto di essere rimesso in rete a costruire percorsi culturali che recuperino e reinterpretino strati nascosti e sepolti. Più o meno antichi manufatti e infrastrutture, punti e linee, orme e impronte mantengono infatti al loro interno una carica vitale che attende solo di essere liberata, viaggiando a ritroso nel tempo. All'interno di una ricerca che per lungo tempo si è occupata dello studio delle infrastrutture militari della prima guerra mondiale in Veneto e Friuli, lo sguardo dell'architetto si è incrociato con quello del geografo per poter rileggere, tra le pieghe, memorie 'iscritte sul rovescio' del paesaggio. Una innumerevole quantità di documenti d'archivio ha reso possibile la rappresentazione di questi segni in disegni, carte e mappe utilizzate successivamente per alcune sperimentazioni progettuali di montaggio. Attraverso operazioni di accostamento, compenetrazione o sovrapposizione si è affidato al progetto il compito di reinterpretare e tramandare eventi che, se da un lato hanno prodotto ingenti distruzioni, al contempo hanno garantito e promosso lo sviluppo e l'infrastrutturazione di territori precedentemente poco abitati e organizzati. Questi nuovi progetti di sviluppo e riuso si propongono di articolare e valorizzare l'offerta turistico/culturale di località montane o pedemontane che, nel caso delle Dolomiti, presentano una pluriennale tradizione, mentre in altri casi devono parzialmente la loro fortuna turistica a questi eventi. La tradizione del turismo sui campi di battaglia al termine del primo conflitto mondiale ha aperto una stagione o addirittura un filone che ha riportato alla luce l'attenzione sulla storia delle nazioni in anni recenti e in particolare in occasione delle celebrazioni del centenario. L'attuale condizione dei confini europei inoltre sollecita una nuova riflessione sul loro ruolo all'interno dell'Unione Europea, e offre la possibilità di una rilettura di tali ricerche e progetti alla luce dei recenti eventi che hanno rivelato come in un mondo che vuole innalzare muri, la natura ci dimostra che i confini non esistono.

Historical evidence, the enigma of beauty in Italy’s great war border territories

Claudia Pirina
2022-01-01

Abstract

I territori di confine del nord est d’Italia si configurano come un palinsesto in cui i segni di antiche tracce, visibili o parzialmente sepolte, richiamano alla memoria le tragiche vicende dei conflitti che per secoli ne hanno trasformato l'aspetto e la conformazione. Ciò che resta di quegli eventi contribuisce alla definizione di una identità che attesta una straordinaria ricchezza di relazioni, e che si articola incessantemente in un processo continuo di riscrittura. Questo mondo di frammenti sparsi aspetta di essere riconosciuto e compreso, ma soprattutto di essere rimesso in rete a costruire percorsi culturali che recuperino e reinterpretino strati nascosti e sepolti. Più o meno antichi manufatti e infrastrutture, punti e linee, orme e impronte mantengono infatti al loro interno una carica vitale che attende solo di essere liberata, viaggiando a ritroso nel tempo. All'interno di una ricerca che per lungo tempo si è occupata dello studio delle infrastrutture militari della prima guerra mondiale in Veneto e Friuli, lo sguardo dell'architetto si è incrociato con quello del geografo per poter rileggere, tra le pieghe, memorie 'iscritte sul rovescio' del paesaggio. Una innumerevole quantità di documenti d'archivio ha reso possibile la rappresentazione di questi segni in disegni, carte e mappe utilizzate successivamente per alcune sperimentazioni progettuali di montaggio. Attraverso operazioni di accostamento, compenetrazione o sovrapposizione si è affidato al progetto il compito di reinterpretare e tramandare eventi che, se da un lato hanno prodotto ingenti distruzioni, al contempo hanno garantito e promosso lo sviluppo e l'infrastrutturazione di territori precedentemente poco abitati e organizzati. Questi nuovi progetti di sviluppo e riuso si propongono di articolare e valorizzare l'offerta turistico/culturale di località montane o pedemontane che, nel caso delle Dolomiti, presentano una pluriennale tradizione, mentre in altri casi devono parzialmente la loro fortuna turistica a questi eventi. La tradizione del turismo sui campi di battaglia al termine del primo conflitto mondiale ha aperto una stagione o addirittura un filone che ha riportato alla luce l'attenzione sulla storia delle nazioni in anni recenti e in particolare in occasione delle celebrazioni del centenario. L'attuale condizione dei confini europei inoltre sollecita una nuova riflessione sul loro ruolo all'interno dell'Unione Europea, e offre la possibilità di una rilettura di tali ricerche e progetti alla luce dei recenti eventi che hanno rivelato come in un mondo che vuole innalzare muri, la natura ci dimostra che i confini non esistono.
2022
978-88-6242-673-2
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