Da quando le montagne hanno iniziato a conquistare gli uomini (ha ragione Robert Macfarlane: è successo questo e non il contrario), gli uomini non hanno mai smesso di osservare, dipingere, studiare, sognare, percorrere, scalare, fotografare, filmare le montagne, modificando parallelamente atteggiamenti e sentimenti nei loro confronti. Di pari passo con la progressiva scoperta degli ambienti alpini e la conquista delle vette, è stata soprattutto la pittura a intessere con la montagna un rapporto costante e chiaro, in un’infinita varietà di corrispondenze tra il paesaggio reale e il paesaggio inteso come genere pittorico. Riguardare oggi tali opere, cercando di capire con quali intenti, inseguendo quali ideali, ispirandosi a quali modelli gli artisti le abbiano realizzate, può significare anche cercare di capire quale “idea di montagna” sia prevalsa nell’epoca da cui quelle immagini ci provengono. E oggi? La montagna viene quotidianamente deturpata da una valanga di belle-orribili immagini (Henri Cartier-Bresson), immagini "contro natura", che con il loro esasperato iperrealismo correggono la realtà, pretendendola più reale di quanto non si mostri o riducono gli ambienti in quota, in un clima di irriverenza ludica, a puro fondale per esibizioni tecnologiche o narcisistiche. Ma quello di cui oggi, più che mai, abbiamo bisogno non sono nuove immagini di natura e di paesaggio ma "immagini nuove", che ci aiutino a comprendere in quale relazione viviamo o potremmo vivere con i luoghi e gli ambienti che frequentiamo e di cui siamo parte.

Montagne di immagini. Vecchie e nuove iconografie dei paesaggi in quota

Federico Cazorzi;Mauro Pascolini;
2020-01-01

Abstract

Da quando le montagne hanno iniziato a conquistare gli uomini (ha ragione Robert Macfarlane: è successo questo e non il contrario), gli uomini non hanno mai smesso di osservare, dipingere, studiare, sognare, percorrere, scalare, fotografare, filmare le montagne, modificando parallelamente atteggiamenti e sentimenti nei loro confronti. Di pari passo con la progressiva scoperta degli ambienti alpini e la conquista delle vette, è stata soprattutto la pittura a intessere con la montagna un rapporto costante e chiaro, in un’infinita varietà di corrispondenze tra il paesaggio reale e il paesaggio inteso come genere pittorico. Riguardare oggi tali opere, cercando di capire con quali intenti, inseguendo quali ideali, ispirandosi a quali modelli gli artisti le abbiano realizzate, può significare anche cercare di capire quale “idea di montagna” sia prevalsa nell’epoca da cui quelle immagini ci provengono. E oggi? La montagna viene quotidianamente deturpata da una valanga di belle-orribili immagini (Henri Cartier-Bresson), immagini "contro natura", che con il loro esasperato iperrealismo correggono la realtà, pretendendola più reale di quanto non si mostri o riducono gli ambienti in quota, in un clima di irriverenza ludica, a puro fondale per esibizioni tecnologiche o narcisistiche. Ma quello di cui oggi, più che mai, abbiamo bisogno non sono nuove immagini di natura e di paesaggio ma "immagini nuove", che ci aiutino a comprendere in quale relazione viviamo o potremmo vivere con i luoghi e gli ambienti che frequentiamo e di cui siamo parte.
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