Durante lo svolgimento del progetto “APSAT” si è colta l’occasione per effettuare un censimento delle tecniche murarie di chiese (dalle origini al 1250) e di castelli (dall’epoca tardoantica al XV secolo) in precedenza indagate, parzialmente, in occasione di alcuni studi specifici. Il contributo analizza solamente le murature di siti fortificati per le quali si propone una classificazione, secondo principi analitici, in otto gruppi tipologici. Sono presi in considerazione paramenti, angolate e, dove possibile, sezioni murarie stratigraficamente provenienti da fasi costruttive di epoca romanica. Si è cercato, inoltre, di far emergere le diversità d’impiego di differenti tecniche a livello regionale ma soprattutto all’interno di uno stesso edificio. L’ampio numero di opere lavorate a spacco e sbozzate potrebbe essere indirizzato nell’ambito di un sapere autoctono talvolta esperto che spesso produce edifici con paramenti in opera a spacco o sbozzata (connotati da diversi espedienti tessiturali) serrati in poderose angolate con conci bugnati e/o spianati a punta (con o senza nastrino). Particolare attenzione è volta all’analisi macroscopica delle malte di connessura e di finitura mentre, allo stato attuale delle ricerche, si è in grado di proporre solo brevi spunti di riflessione sulle tecniche costruttive. L’elevata attestazione degli strati superficiali della malta ha spinto ad una loro distinzione in sei tipologie e ha indotto a riflettere su come preservare quanto ancora rimane intatto o a rudere. Le indagini sulle architetture trentine hanno nuovamente evidenziato l’importanza dell’analisi stratigrafica come aspetto fondante del percorso della conoscenza di un complesso ma anche come step basilare per la conservazione del bene culturale. L’esperienza delle maestranze che operano, ad esempio, in un cantiere di restauro deve essere elevata e la direzione lavori alla guida deve essere necessariamente istruita e presente. Le ricerche svolte rappresentano solo il punto di partenza per l’analisi delle murature medievali del Trentino; si è cercato di attribuire una cronologia assoluta per alcune tecniche pur sapendo che esse potranno trovare una revisione con il proseguo degli studi. Le prime attestazioni dell’opera in conci bugnati risalgono quantomeno alla metà del XII secolo mentre di pochi anni più tardo, se non contemporaneo, è l’impiego di conci spianati a punta. Datate alla stessa epoca risultano essere anche alcune tipologie di finiture dei giunti superficiali.

Considerazioni preliminari per lo studio delle apparecchiature lapidee in contesti castellani trentini di epoca romanica

Zamboni, isabella;
2014-01-01

Abstract

Durante lo svolgimento del progetto “APSAT” si è colta l’occasione per effettuare un censimento delle tecniche murarie di chiese (dalle origini al 1250) e di castelli (dall’epoca tardoantica al XV secolo) in precedenza indagate, parzialmente, in occasione di alcuni studi specifici. Il contributo analizza solamente le murature di siti fortificati per le quali si propone una classificazione, secondo principi analitici, in otto gruppi tipologici. Sono presi in considerazione paramenti, angolate e, dove possibile, sezioni murarie stratigraficamente provenienti da fasi costruttive di epoca romanica. Si è cercato, inoltre, di far emergere le diversità d’impiego di differenti tecniche a livello regionale ma soprattutto all’interno di uno stesso edificio. L’ampio numero di opere lavorate a spacco e sbozzate potrebbe essere indirizzato nell’ambito di un sapere autoctono talvolta esperto che spesso produce edifici con paramenti in opera a spacco o sbozzata (connotati da diversi espedienti tessiturali) serrati in poderose angolate con conci bugnati e/o spianati a punta (con o senza nastrino). Particolare attenzione è volta all’analisi macroscopica delle malte di connessura e di finitura mentre, allo stato attuale delle ricerche, si è in grado di proporre solo brevi spunti di riflessione sulle tecniche costruttive. L’elevata attestazione degli strati superficiali della malta ha spinto ad una loro distinzione in sei tipologie e ha indotto a riflettere su come preservare quanto ancora rimane intatto o a rudere. Le indagini sulle architetture trentine hanno nuovamente evidenziato l’importanza dell’analisi stratigrafica come aspetto fondante del percorso della conoscenza di un complesso ma anche come step basilare per la conservazione del bene culturale. L’esperienza delle maestranze che operano, ad esempio, in un cantiere di restauro deve essere elevata e la direzione lavori alla guida deve essere necessariamente istruita e presente. Le ricerche svolte rappresentano solo il punto di partenza per l’analisi delle murature medievali del Trentino; si è cercato di attribuire una cronologia assoluta per alcune tecniche pur sapendo che esse potranno trovare una revisione con il proseguo degli studi. Le prime attestazioni dell’opera in conci bugnati risalgono quantomeno alla metà del XII secolo mentre di pochi anni più tardo, se non contemporaneo, è l’impiego di conci spianati a punta. Datate alla stessa epoca risultano essere anche alcune tipologie di finiture dei giunti superficiali.
2014
9788878145894
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