L’umorismo in versi di Ippolito Nievo. Lettura de L’ultimo esiglio (Le Lucciole, 1858)

Dall’Antiafrodisiaco per l’amor platonico a La storia filosofica de’ secoli futuri, fino al Il Barone di Nicastro, la scrittura in prosa di Nievo trova nelle coordinate dell’umorismo un’importante chiave di lettura (sia ideologica che formale). Tale paradigma critico, nelle sue componenti allusive, ironiche e dissimulative risulta altresì valido e produttivo per la produzione poetica nieviana, ancora poco indagata. L’intervento vuole proporre una lettura della poesia L’ultimo esiglio (Le Lucciole, 1858): un particolare esempio di scrittura fintamente odeporica che narra dell’immaginato ritorno di Dante per il «desiderio / di riveder la sua terrena stanza», “stanza” visionariamente attraversata dall’India alla Crimea, dall’America fino a Parigi e poi al «natio paese» dalle «tante barbe» accolte in un Caffè. Un lungo componimento caratterizzato da usi metrici, rimici, lessicali e sintattici marcatamente ironici, che intendo studiare per una restituzione complessiva di Nievo scrittore umorista.