Da alcuni decenni la regione Alpina è interessata da diffusi ed evidenti fenomeni di deindustrializzazione, che interessano maggiormente l’industria di base sviluppatasi tra il XIX e il XX secolo. Tale declino, sommato alla sempre più difficile sostenibilità economica di agricoltura e turismo, pone a tali territori la sfida di ripensare il proprio modello di sviluppo. In questo contesto, la prospettiva di una “reindustrializzazione verde”, promossa a vari livelli, emerge come possibile scenario per valorizzare il patrimonio di risorse locali e quindi garantire un’abitabilità sostenibile del territorio. In questo quadro, sembra realistico ipotizzare che le numerose aree dismesse ereditate dai precedenti cicli di industrializzazione possano assolvere alla funzione di “supporto fisico e concettuale” per la definizione e per l’implementazione di queste strategie. Un caso studio rilevante è rappresentato dalla Valle Seriana, area fortemente connessa con l’area urbana di Bergamo, caratterizzata già in fase preindustriale dall’industria estrattiva e poi investita da un consistente sviluppo manifatturiero. L’eredità di tale stratificazione produttiva è oggi al centro di un dibattito politico-istituzionale. In questo contesto, la necessità di identificare e analizzare le potenzialità rappresentate dal patrimonio territoriale e sociale industriale dismesso si rende quanto mai necessaria. Il contributo intende delineare, anche attraverso l’analisi di un caso studio specifico (dell’ex Cantoni ITC di Ponte Nossa), l’impronta territoriale del dismesso industriale alpino e il ruolo potenziale di promozione e supporto a un sistema rinnovato della produzione.
Ri-pensare la produzione in montagna. Aree dismesse e prospettive di governance
Marcello Modica
;
2021-01-01
Abstract
Da alcuni decenni la regione Alpina è interessata da diffusi ed evidenti fenomeni di deindustrializzazione, che interessano maggiormente l’industria di base sviluppatasi tra il XIX e il XX secolo. Tale declino, sommato alla sempre più difficile sostenibilità economica di agricoltura e turismo, pone a tali territori la sfida di ripensare il proprio modello di sviluppo. In questo contesto, la prospettiva di una “reindustrializzazione verde”, promossa a vari livelli, emerge come possibile scenario per valorizzare il patrimonio di risorse locali e quindi garantire un’abitabilità sostenibile del territorio. In questo quadro, sembra realistico ipotizzare che le numerose aree dismesse ereditate dai precedenti cicli di industrializzazione possano assolvere alla funzione di “supporto fisico e concettuale” per la definizione e per l’implementazione di queste strategie. Un caso studio rilevante è rappresentato dalla Valle Seriana, area fortemente connessa con l’area urbana di Bergamo, caratterizzata già in fase preindustriale dall’industria estrattiva e poi investita da un consistente sviluppo manifatturiero. L’eredità di tale stratificazione produttiva è oggi al centro di un dibattito politico-istituzionale. In questo contesto, la necessità di identificare e analizzare le potenzialità rappresentate dal patrimonio territoriale e sociale industriale dismesso si rende quanto mai necessaria. Il contributo intende delineare, anche attraverso l’analisi di un caso studio specifico (dell’ex Cantoni ITC di Ponte Nossa), l’impronta territoriale del dismesso industriale alpino e il ruolo potenziale di promozione e supporto a un sistema rinnovato della produzione.File | Dimensione | Formato | |
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