Il tessuto urbano di Roma medievale era popolato, probabilmente, da una miriade di frammenti provenienti da antichi monumenti, senza più memoria di un’origine, abbandonati ai lati delle strade o incastonati negli edifici in via di costruzione. Le terme, i templi, i fori, gli stadi, le porte urbiche, ecc. vengono presto segnalati nelle guide e nelle mappe. Viceversa, gli anonimi lacerti lapidei – basi e capitelli di colonna, mensole, cornici, trabeazioni, elementi architettonici e decorativi – che punteggiavano vie, piazze e vigne, come parte integrante del paesaggio cittadino, rimangono ignorati per secoli. Grazie agli studi antiquari sviluppatisi tra gli anni Ottanta del Quattrocento e i primi decenni del Cinquecento, questi pezzi di pietra – riuniti nelle collezioni cittadine o integrati nelle facciate degli edifici – ritrovano un’identità grazie ai tanti disegnatori, noti e anonimi, che li rilevano; inoltre, dalla metà del XVI secolo in poi, le legende dei fogli si arricchiscono di precisi riferimenti topografici, che segnalano la provenienza e la posizione dei resti. In tal modo, è possibile avere contezza, ad esempio, di un bel capitello con aquile murato nel foro Di Traiano, o di una grande base alla Dogana, o ancora di un imponente frammento di cornice, proveniente dallo stadio di Domiziano, in piazza Sant'Eustachio. I disegni di età umanistica, dunque, consentono di costruire un ideale itinerario urbis lungo le strade intra moenia delle tredici regioni romane, alla scoperta dei frammenti antichi e del loro ruolo nell'immagine di Roma medievale.
Le strade raccontano. I frammenti antichi nel tessuto viario di Roma medievale attraverso i disegni di età umanistica
orietta lanzarini
2023-01-01
Abstract
Il tessuto urbano di Roma medievale era popolato, probabilmente, da una miriade di frammenti provenienti da antichi monumenti, senza più memoria di un’origine, abbandonati ai lati delle strade o incastonati negli edifici in via di costruzione. Le terme, i templi, i fori, gli stadi, le porte urbiche, ecc. vengono presto segnalati nelle guide e nelle mappe. Viceversa, gli anonimi lacerti lapidei – basi e capitelli di colonna, mensole, cornici, trabeazioni, elementi architettonici e decorativi – che punteggiavano vie, piazze e vigne, come parte integrante del paesaggio cittadino, rimangono ignorati per secoli. Grazie agli studi antiquari sviluppatisi tra gli anni Ottanta del Quattrocento e i primi decenni del Cinquecento, questi pezzi di pietra – riuniti nelle collezioni cittadine o integrati nelle facciate degli edifici – ritrovano un’identità grazie ai tanti disegnatori, noti e anonimi, che li rilevano; inoltre, dalla metà del XVI secolo in poi, le legende dei fogli si arricchiscono di precisi riferimenti topografici, che segnalano la provenienza e la posizione dei resti. In tal modo, è possibile avere contezza, ad esempio, di un bel capitello con aquile murato nel foro Di Traiano, o di una grande base alla Dogana, o ancora di un imponente frammento di cornice, proveniente dallo stadio di Domiziano, in piazza Sant'Eustachio. I disegni di età umanistica, dunque, consentono di costruire un ideale itinerario urbis lungo le strade intra moenia delle tredici regioni romane, alla scoperta dei frammenti antichi e del loro ruolo nell'immagine di Roma medievale.File | Dimensione | Formato | |
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