Nell’azione esterna l’UE promuove la democrazia, i diritti umani e lo stato di diritto, grazie a clausole di condizionalità negli accordi con Stati terzi. Il paper si propone di analizzare l’evolversi del Trattato di Cotonou rispetto alla politica dei diritti umani, di cui costituisce massima materializzazione. Concluso tra l’UE, i suoi Stati membri e i 79 Paesi dell’ACP, scaduto nel 2020, costituisce il quadro generale per gli accordi di partenariato economico (APE) con i singoli Paesi, sancendo un’ampia clausola di condizionalità che si è concretizzata nella sospensione degli aiuti europei a fronte di gravi violazioni dei diritti umani. Il trattato di Post-Cotonou (concluso in aprile 2021 e attualmente alla ratifica) presenta ulteriori profili di novità afferenti la tutela dei diritti umani e l’ambiente ed è sostenuto dall’UE quale maggior partner commerciale dei Paesi dell’ACP e quale mezzo per consolidare l’alleanza con l’Africa in antitesi alla Cina, sua prima partner commerciale. Viceversa, alcuni Paesi membri, come Ungheria e Polonia, negano la sua politica migratoria e una competenza esclusiva dell’UE. In dicembre 2021, si è optato per il mantenimento in vigore del previgente Trattato fino a giugno 2022, in attesa di una decisione definitiva, rilevante per i singoli APE privi di autonome clausole di condizionalità. Il paper vuole approfondire, con un approccio propositivo sulle riforme dell’UE, la necessità di un’azione uniforme degli Stati membri volta a valorizzare la tutela dei diritti umani e lo stato di diritto nei rapporti commerciali con i Paesi terzi, particolarmente con quelli già qualificati come partner privilegiati e maggiormente a rischio di subire influenze e pressioni esterne, in senso contrario al rispetto dei diritti umani.
L’azione dell’Unione Europea sul palco internazionale: le clausole di tutela dei diritti umani negli accordi con gli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP)
marta ferrari
2022-01-01
Abstract
Nell’azione esterna l’UE promuove la democrazia, i diritti umani e lo stato di diritto, grazie a clausole di condizionalità negli accordi con Stati terzi. Il paper si propone di analizzare l’evolversi del Trattato di Cotonou rispetto alla politica dei diritti umani, di cui costituisce massima materializzazione. Concluso tra l’UE, i suoi Stati membri e i 79 Paesi dell’ACP, scaduto nel 2020, costituisce il quadro generale per gli accordi di partenariato economico (APE) con i singoli Paesi, sancendo un’ampia clausola di condizionalità che si è concretizzata nella sospensione degli aiuti europei a fronte di gravi violazioni dei diritti umani. Il trattato di Post-Cotonou (concluso in aprile 2021 e attualmente alla ratifica) presenta ulteriori profili di novità afferenti la tutela dei diritti umani e l’ambiente ed è sostenuto dall’UE quale maggior partner commerciale dei Paesi dell’ACP e quale mezzo per consolidare l’alleanza con l’Africa in antitesi alla Cina, sua prima partner commerciale. Viceversa, alcuni Paesi membri, come Ungheria e Polonia, negano la sua politica migratoria e una competenza esclusiva dell’UE. In dicembre 2021, si è optato per il mantenimento in vigore del previgente Trattato fino a giugno 2022, in attesa di una decisione definitiva, rilevante per i singoli APE privi di autonome clausole di condizionalità. Il paper vuole approfondire, con un approccio propositivo sulle riforme dell’UE, la necessità di un’azione uniforme degli Stati membri volta a valorizzare la tutela dei diritti umani e lo stato di diritto nei rapporti commerciali con i Paesi terzi, particolarmente con quelli già qualificati come partner privilegiati e maggiormente a rischio di subire influenze e pressioni esterne, in senso contrario al rispetto dei diritti umani.File | Dimensione | Formato | |
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