Il presente scritto intende esplorare il tema del rapporto con la tradizione che si pone in termini assai complessi e del tutto differenti nelle culture estranee a quella occidentale. La cultura cinese, in particolare, non conosce il culto della classicità, né tanto meno quello dei monumenti, il che comporta l’assenza in suddetta cultura del concetto stesso di Estetica. La differenza tra tipo e modello che impronta la cultura occidentale appare pertanto assente così come il concetto di “trasposizione” se non nel senso di “ripetizione”. Ne deriva che anche il concetto di rovina assume un ruolo del tutto diverso. Il trascorrere del tempo è espresso esclusivamente dagli oggetti di natura, mentre l’architettura emerge come fatto temporaneo “ospite” del contesto, il quale o si rinnova “immutabilmente” su se stesso, riproponendo un unico impianto tipo-morfologico, oppure prevede progetti urbani fondati su una sostanziale tabula rasa. Un edificio in rovina viene ricostruito dalle fondamenta altrimenti è abbandonato e quindi rimosso dalla memoria. Il concetto di rovina porta con sé quello di conservazione. In Cina è il rifacimento per parti – ma anche totale – il modo di procedere della conservazione, in quanto riferito alla forma delle cose e non alla loro fisicità. Alla fragilità dei materiali impiegati fa da riscontro la permanenza della tecnica, dei modelli costruttivi, degli ideali della forma. La necessità di manutenzione continua assume un carattere rituale intorno all’idea astratta che l’ha generata. Considerate queste premesse, lo studio si concentra sul nuovo piano di sviluppo previsto dall’amministrazione locale della città di Huiyang – nella regione del Guangdong Orientale – dove l’opposizione tra la logica di innovazione ed espansione della metropoli cinese e l’eredità culturale rappresentata dal tipo edilizio weilong degli insediamenti tradizionali Hakka è emblematica. La proposta assume queste architetture quali caposaldi architettonici della città per il ruolo che stabiliscono con gli elementi del paesaggio (bacino d’acqua e collina) secondo i precetti del fengshui e li rilegge quali parti di un sistema diffuso lungo una sorta di itinerario che, individuata la sequenza di architetture, ne valorizza la posizione all’interno dell’area di futura espansione della città. Il progetto propone un disegno che ribadisce la disposizione paratattica delle architetture Hakka, dove gli edifici più che essere in relazione tra di loro, lo sono verso un sistema ordinatore generale (rurale e urbano). Il carattere che la proposta di piano propone non è quella di città ma di un insieme di architetture fondate sulla grande pianta. Ecco quindi che dallo studio dei caratteri costruttivi dei weilong, nel loro essere architetture inscindibili dal rapporto con il sito, deriva l’opportunità per redigere un’ipotesi progettuale per una struttura alberghiera da realizzare secondo le linee guida riconoscibili nella tipologia residenziale Hakka.

Between identity and otherness. The example of the Hakka villages

Giovanni Comi
2022-01-01

Abstract

Il presente scritto intende esplorare il tema del rapporto con la tradizione che si pone in termini assai complessi e del tutto differenti nelle culture estranee a quella occidentale. La cultura cinese, in particolare, non conosce il culto della classicità, né tanto meno quello dei monumenti, il che comporta l’assenza in suddetta cultura del concetto stesso di Estetica. La differenza tra tipo e modello che impronta la cultura occidentale appare pertanto assente così come il concetto di “trasposizione” se non nel senso di “ripetizione”. Ne deriva che anche il concetto di rovina assume un ruolo del tutto diverso. Il trascorrere del tempo è espresso esclusivamente dagli oggetti di natura, mentre l’architettura emerge come fatto temporaneo “ospite” del contesto, il quale o si rinnova “immutabilmente” su se stesso, riproponendo un unico impianto tipo-morfologico, oppure prevede progetti urbani fondati su una sostanziale tabula rasa. Un edificio in rovina viene ricostruito dalle fondamenta altrimenti è abbandonato e quindi rimosso dalla memoria. Il concetto di rovina porta con sé quello di conservazione. In Cina è il rifacimento per parti – ma anche totale – il modo di procedere della conservazione, in quanto riferito alla forma delle cose e non alla loro fisicità. Alla fragilità dei materiali impiegati fa da riscontro la permanenza della tecnica, dei modelli costruttivi, degli ideali della forma. La necessità di manutenzione continua assume un carattere rituale intorno all’idea astratta che l’ha generata. Considerate queste premesse, lo studio si concentra sul nuovo piano di sviluppo previsto dall’amministrazione locale della città di Huiyang – nella regione del Guangdong Orientale – dove l’opposizione tra la logica di innovazione ed espansione della metropoli cinese e l’eredità culturale rappresentata dal tipo edilizio weilong degli insediamenti tradizionali Hakka è emblematica. La proposta assume queste architetture quali caposaldi architettonici della città per il ruolo che stabiliscono con gli elementi del paesaggio (bacino d’acqua e collina) secondo i precetti del fengshui e li rilegge quali parti di un sistema diffuso lungo una sorta di itinerario che, individuata la sequenza di architetture, ne valorizza la posizione all’interno dell’area di futura espansione della città. Il progetto propone un disegno che ribadisce la disposizione paratattica delle architetture Hakka, dove gli edifici più che essere in relazione tra di loro, lo sono verso un sistema ordinatore generale (rurale e urbano). Il carattere che la proposta di piano propone non è quella di città ma di un insieme di architetture fondate sulla grande pianta. Ecco quindi che dallo studio dei caratteri costruttivi dei weilong, nel loro essere architetture inscindibili dal rapporto con il sito, deriva l’opportunità per redigere un’ipotesi progettuale per una struttura alberghiera da realizzare secondo le linee guida riconoscibili nella tipologia residenziale Hakka.
2022
9788862426732
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