Nel panorama italiano il dibattito su un possibile uso più inclusivo della lingua è ancora molto acceso. Così come si discute vivacemente sull’utilizzo di termini al femminile riguardanti ruoli e mestieri per molto tempo ricoperti soltanto da uomini ed oggi svolti anche da donne (si pensi al clamore degli ultimi anni scaturito dall’uso di termini come ministra, avvocata, sindaca o ingegnera), allo stesso modo ci si trova ben lontani da una soluzione che metta d’accordo tutti quando ci si riferisce ad un uso più inclusivo dell’italiano nei confronti di persone che si identificano come non binarie, ovvero che «a prescindere dal sesso attribuito alla nascita, non riconosc[ono] di appartenere al genere maschile né a quello femminile». Se a far scalpore sono ancora termini la cui formazione non è ostacolata in nessun modo dalle norme grammaticali dell’italiano (come nel caso del già citato avvocata da avvocato facilmente ottenibile attraverso il processo di mozione), il possibile impiego di soluzioni inclusive per le persone non binarie (come l’utilizzo dell’asterisco, della chiocciola o del tanto discusso schwa) è reso ancora più complesso dalla difficoltà da parte dei parlanti di concepire un qualcosa che si avvicini, per quanto possibile, ad un genere grammaticale neutro all’interno di una realtà linguistica, quella dell’italiano, che non lo prevede.

PER UN USO INCLUSIVO DELLA LINGUA ITALIANA: LA TRADUZIONE DI MARTINA TESTA DEL PERSONAGGIO NON BINARIO DI MORGAN IN RAGAZZA, DONNA, ALTRO

Francesca D'Alessio
2023-01-01

Abstract

Nel panorama italiano il dibattito su un possibile uso più inclusivo della lingua è ancora molto acceso. Così come si discute vivacemente sull’utilizzo di termini al femminile riguardanti ruoli e mestieri per molto tempo ricoperti soltanto da uomini ed oggi svolti anche da donne (si pensi al clamore degli ultimi anni scaturito dall’uso di termini come ministra, avvocata, sindaca o ingegnera), allo stesso modo ci si trova ben lontani da una soluzione che metta d’accordo tutti quando ci si riferisce ad un uso più inclusivo dell’italiano nei confronti di persone che si identificano come non binarie, ovvero che «a prescindere dal sesso attribuito alla nascita, non riconosc[ono] di appartenere al genere maschile né a quello femminile». Se a far scalpore sono ancora termini la cui formazione non è ostacolata in nessun modo dalle norme grammaticali dell’italiano (come nel caso del già citato avvocata da avvocato facilmente ottenibile attraverso il processo di mozione), il possibile impiego di soluzioni inclusive per le persone non binarie (come l’utilizzo dell’asterisco, della chiocciola o del tanto discusso schwa) è reso ancora più complesso dalla difficoltà da parte dei parlanti di concepire un qualcosa che si avvicini, per quanto possibile, ad un genere grammaticale neutro all’interno di una realtà linguistica, quella dell’italiano, che non lo prevede.
2023
978-84-1369-631-7
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