La presente Sezione monografica trae origine dall’omonimo seminario organizzato presso l’Università degli Studi di Udine nel marzo 2023. Il tema della call for papers alla base del seminario – condizionalità europea e identità costituzionali – è stato scelto in quanto la condizionalità, o meglio le condizionalità, costituiscono meccanismi, di diversa matrice, sempre più presenti e pervasivi nel processo di integrazione europea, sia dal punto di vista quantitativo che da quello qualitativo. Essi agiscono sul versante orizzontale dei fini propri dell’Unione e dei rapporti tra i suoi organi, sul versante verticale dei rapporti tra Unione e Stati membri, sul versante esterno dei rapporti tra Unione e Stati candidati all’adesione, futuri candidati o Stati terzi. Gli strumenti di condizionalità rappresentano, così, uno stress test per alcuni dei tratti caratterizzanti dell’ordinamento sovranazionale, quali il limite delle competenze attribuite, il principio di parità tra Stati, la persistente oscillazione tra modello intergovernativo e modello comunitario, oggi unionale, fino a toccare, nelle più recenti evoluzioni, la stessa capacità prescrittiva dei valori di cui all’art. 2 TUE e la loro tenuta rispetto alle identità costituzionali degli Stati membri. Di qui la scelta di un tema che tocca il cuore dell’integrazione europea da molteplici sfaccettature. La Sezione si apre con un contributo di carattere generale su “L’utilizzo della condizionalità e la trasformazione dello spazio europeo” (A. Baraggia). I successivi contributi si possono raggruppare attorno a quattro nuclei tematici distinti che, tuttavia, si intersecano fra loro in maniera significativa. La condizionalità di bilancio connessa alla protezione dello Stato di diritto è analizzata da Adriano Dirri e Ylenia Guerra – che hanno scritto sulla controversa genesi e sulla «contestata applicazione» del Regolamento 2020/2092, evidenziando sia gli aspetti giuridici che le dinamiche politiche – e da Nicola Maffei, con un contributo che ne offre una lettura in chiave di evoluzione costituzionale dell’Unione, in correlazione con il piano Next Generation EU (NGEU). Il secondo nucleo di riflessione è costituito dalla condizionalità relativa all’utilizzo delle risorse finanziarie, in rapporto con la forma di governo nazionale: Federico Musso mette in luce la diversa incidenza dei vincoli sovranazionali di natura macroeconomica sulle decisioni finanziarie degli Stati membri, mentre Giulio Santini riprende l’elaborazione teorica sul concetto di indirizzo politico, proponendone l’utilizzo come chiave di lettura dell’efficacia dei meccanismi di condizionalità in ambito europeo. Ci si concentra poi su obiettivi settoriali di particolare rilevanza perseguiti dall’Unione con lo strumento della condizionalità. Paola Valerio descrive l’emergere del suo utilizzo per finalità di carattere ambientale, dalla politica di coesione alla politica agricola comune, sino al Dispositivo per la ripresa e la resilienza (cd. Recovery Fund). Roberto Vinceti, invece, approfondisce come il «formante negoziale» sotteso alla condizionalità possa spingere all’armonizzazione degli ordinamenti giudiziari nazionali, pur in assenza di competenze normative dell’Unione, facendo emergere un modello comune che i soli interventi della giurisprudenza sovranazionale non avrebbero potuto forgiare. L’ultima forma di condizionalità esaminata dai contributi della Sezione è quella insita nel procedimento di adesione ed è rivolta agli Stati candidati o potenziali candidati: Edin Skrebo analizza l’esperienza dei Balcani occidentali, e in particolare dei quattro Stati che erano parte della Repubblica Federale di Yugoslavia (Bosnia ed Erzegovina, Serbia, Montenegro e Macedonia del Nord), mentre Tatiana-Maria Cernicova-Dragomir parla dell’«associated trio» di Stati che, nel 2022, ha espresso la volontà di diventare parte dell’Unione: Ucraina, Moldavia e Georgia.
Condizionalità europea e identità costituzionali
A. O. Cozzi
;F. E. Grisostolo
2023-01-01
Abstract
La presente Sezione monografica trae origine dall’omonimo seminario organizzato presso l’Università degli Studi di Udine nel marzo 2023. Il tema della call for papers alla base del seminario – condizionalità europea e identità costituzionali – è stato scelto in quanto la condizionalità, o meglio le condizionalità, costituiscono meccanismi, di diversa matrice, sempre più presenti e pervasivi nel processo di integrazione europea, sia dal punto di vista quantitativo che da quello qualitativo. Essi agiscono sul versante orizzontale dei fini propri dell’Unione e dei rapporti tra i suoi organi, sul versante verticale dei rapporti tra Unione e Stati membri, sul versante esterno dei rapporti tra Unione e Stati candidati all’adesione, futuri candidati o Stati terzi. Gli strumenti di condizionalità rappresentano, così, uno stress test per alcuni dei tratti caratterizzanti dell’ordinamento sovranazionale, quali il limite delle competenze attribuite, il principio di parità tra Stati, la persistente oscillazione tra modello intergovernativo e modello comunitario, oggi unionale, fino a toccare, nelle più recenti evoluzioni, la stessa capacità prescrittiva dei valori di cui all’art. 2 TUE e la loro tenuta rispetto alle identità costituzionali degli Stati membri. Di qui la scelta di un tema che tocca il cuore dell’integrazione europea da molteplici sfaccettature. La Sezione si apre con un contributo di carattere generale su “L’utilizzo della condizionalità e la trasformazione dello spazio europeo” (A. Baraggia). I successivi contributi si possono raggruppare attorno a quattro nuclei tematici distinti che, tuttavia, si intersecano fra loro in maniera significativa. La condizionalità di bilancio connessa alla protezione dello Stato di diritto è analizzata da Adriano Dirri e Ylenia Guerra – che hanno scritto sulla controversa genesi e sulla «contestata applicazione» del Regolamento 2020/2092, evidenziando sia gli aspetti giuridici che le dinamiche politiche – e da Nicola Maffei, con un contributo che ne offre una lettura in chiave di evoluzione costituzionale dell’Unione, in correlazione con il piano Next Generation EU (NGEU). Il secondo nucleo di riflessione è costituito dalla condizionalità relativa all’utilizzo delle risorse finanziarie, in rapporto con la forma di governo nazionale: Federico Musso mette in luce la diversa incidenza dei vincoli sovranazionali di natura macroeconomica sulle decisioni finanziarie degli Stati membri, mentre Giulio Santini riprende l’elaborazione teorica sul concetto di indirizzo politico, proponendone l’utilizzo come chiave di lettura dell’efficacia dei meccanismi di condizionalità in ambito europeo. Ci si concentra poi su obiettivi settoriali di particolare rilevanza perseguiti dall’Unione con lo strumento della condizionalità. Paola Valerio descrive l’emergere del suo utilizzo per finalità di carattere ambientale, dalla politica di coesione alla politica agricola comune, sino al Dispositivo per la ripresa e la resilienza (cd. Recovery Fund). Roberto Vinceti, invece, approfondisce come il «formante negoziale» sotteso alla condizionalità possa spingere all’armonizzazione degli ordinamenti giudiziari nazionali, pur in assenza di competenze normative dell’Unione, facendo emergere un modello comune che i soli interventi della giurisprudenza sovranazionale non avrebbero potuto forgiare. L’ultima forma di condizionalità esaminata dai contributi della Sezione è quella insita nel procedimento di adesione ed è rivolta agli Stati candidati o potenziali candidati: Edin Skrebo analizza l’esperienza dei Balcani occidentali, e in particolare dei quattro Stati che erano parte della Repubblica Federale di Yugoslavia (Bosnia ed Erzegovina, Serbia, Montenegro e Macedonia del Nord), mentre Tatiana-Maria Cernicova-Dragomir parla dell’«associated trio» di Stati che, nel 2022, ha espresso la volontà di diventare parte dell’Unione: Ucraina, Moldavia e Georgia.File | Dimensione | Formato | |
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