Lo studio nasce dall’esigenza del Consorzio di Bonifica della Pianura Friulana (Friuli Venezia Giulia, FVG) di individuare soluzioni irrigue per rispondere in modo efficiente alle nuove esigenze di un territorio drasticamente mutato negli ultimi decenni e nel quale la riduzione della disponibilità idrica a seguito del cambiamento climatico in atto ha comportato una limitazione anche drastica delle forniture [1]. L’area di interesse, che si estende per circa 300 km2 nell’alta pianura friulana orientale, in sinistra al T. Torre, comprende 8 comuni, con 5 comprensori irrigui alimentati prevalentemente mediante pozzi (Figura 1). Il prelievo medio annuo è pari a circa 3.700.000 m3 ma i periodi siccitosi che si susseguono con sempre maggiore frequenza hanno messo in crisi la capacità di distribuzione della risorsa. Particolare sofferenza si è verificata nel 2022 in cui l’erogazione è stata ridotta del 50%. L’obiettivo dello studio è quantificare le risorse idriche in quest’area al fine di valutarne la disponibilità in diversi scenari di sfruttamento e di ricarica naturale interfacciando il simulatore idrologico GEOframe-NewAge [2] e quello di flusso sotterraneo FLOW3Dca. Con un’estensione di 2800 km2, la pianura friulana è formata da depositi Quaternari con spessori che aumentano in direzione NE-SO, da 50-70 m a 900 m in prossimità del confine regionale [3]. Le caratteristiche idrogeologiche derivano dai processi deposizionali che si sono verificati nel corso del Pleistocene superiore che hanno portato ad una suddivisione del territorio in due sistemi idrogeologici in connessione: - l’acquifero freatico dell’Alta Pianura, formato da depositi detritici grossolani di origine fluvioglaciale, prevalentemente ghiaiosi, irregolarmente cementati in orizzonti di conglomerato ed intercalati a livelli sabbiosi e argillosi; - un acquifero multifalda della Bassa Pianura, formato da potenti depositi pelitici intercalati ad orizzonti sabbiosi e subordinatamente ghiaiosi, di origine in parte fluvioglaciale ed in parte marina, lagunare, e palustre. La transizione tra i due sistemi è evidenziata da affioramenti di risorgiva, che si dispongono all’interno di una fascia territoriale larga alcuni km e che si sviluppa in direzione E-O per circa 100 km. Gli studi idrogeologici effettuati hanno evidenziato alcuni indicatori di stress idrico legati sia all’aumentata pressione antropica che al cambiamento climatico in atto. La prima fase dello studio in atto si è focalizzata sull’elaborazione di dati litostratigrafici per la caratterizzazione geometrica dell’acquifero e di misure idro-metereologiche e piezometriche sull’intervallo temporale 1990-2023, utili alla quantificazione delle componenti del bilancio idrico. Una prima analisi, condotta utilizzando 31 stazioni metereologiche e 64 pozzi (Figura 1) della rete piezometrica di monitoraggio regionale (Ufficio Idrografico e Arpa FVG), ha consentito di evidenziare per gli ultimi 15 anni (2009-2023): - un abbassamento medio del livello piezometrico di circa 7 m con un massimo di 13 m nella parte più settentrionale dell’area; - una riduzione delle precipitazioni medie annue dell’ordine di 200-300 mm nella pianura e fino a 700 - 900 mm nella zona montana; - un aumento delle temperature medie annue di 0.3°C - 1°C. Queste tendenze presuppongono una diminuzione dell’infiltrazione efficace, un aumento dell’evapotraspirazione reale e quindi una riduzione della disponibilità della risorsa idrica sia sotterranea che superficiale.
Valutazione della disponibilità idrica dell’Alta Pianura friulana Orientale alla luce del cambiamento climatico in atto
Grazia MartelliPrimo
;Pietro Teatini;Elisa Arnone;Giovanni Paiero;Giulia Patricelli;Matteo Brandalise;Veronica Zoratti
2024-01-01
Abstract
Lo studio nasce dall’esigenza del Consorzio di Bonifica della Pianura Friulana (Friuli Venezia Giulia, FVG) di individuare soluzioni irrigue per rispondere in modo efficiente alle nuove esigenze di un territorio drasticamente mutato negli ultimi decenni e nel quale la riduzione della disponibilità idrica a seguito del cambiamento climatico in atto ha comportato una limitazione anche drastica delle forniture [1]. L’area di interesse, che si estende per circa 300 km2 nell’alta pianura friulana orientale, in sinistra al T. Torre, comprende 8 comuni, con 5 comprensori irrigui alimentati prevalentemente mediante pozzi (Figura 1). Il prelievo medio annuo è pari a circa 3.700.000 m3 ma i periodi siccitosi che si susseguono con sempre maggiore frequenza hanno messo in crisi la capacità di distribuzione della risorsa. Particolare sofferenza si è verificata nel 2022 in cui l’erogazione è stata ridotta del 50%. L’obiettivo dello studio è quantificare le risorse idriche in quest’area al fine di valutarne la disponibilità in diversi scenari di sfruttamento e di ricarica naturale interfacciando il simulatore idrologico GEOframe-NewAge [2] e quello di flusso sotterraneo FLOW3Dca. Con un’estensione di 2800 km2, la pianura friulana è formata da depositi Quaternari con spessori che aumentano in direzione NE-SO, da 50-70 m a 900 m in prossimità del confine regionale [3]. Le caratteristiche idrogeologiche derivano dai processi deposizionali che si sono verificati nel corso del Pleistocene superiore che hanno portato ad una suddivisione del territorio in due sistemi idrogeologici in connessione: - l’acquifero freatico dell’Alta Pianura, formato da depositi detritici grossolani di origine fluvioglaciale, prevalentemente ghiaiosi, irregolarmente cementati in orizzonti di conglomerato ed intercalati a livelli sabbiosi e argillosi; - un acquifero multifalda della Bassa Pianura, formato da potenti depositi pelitici intercalati ad orizzonti sabbiosi e subordinatamente ghiaiosi, di origine in parte fluvioglaciale ed in parte marina, lagunare, e palustre. La transizione tra i due sistemi è evidenziata da affioramenti di risorgiva, che si dispongono all’interno di una fascia territoriale larga alcuni km e che si sviluppa in direzione E-O per circa 100 km. Gli studi idrogeologici effettuati hanno evidenziato alcuni indicatori di stress idrico legati sia all’aumentata pressione antropica che al cambiamento climatico in atto. La prima fase dello studio in atto si è focalizzata sull’elaborazione di dati litostratigrafici per la caratterizzazione geometrica dell’acquifero e di misure idro-metereologiche e piezometriche sull’intervallo temporale 1990-2023, utili alla quantificazione delle componenti del bilancio idrico. Una prima analisi, condotta utilizzando 31 stazioni metereologiche e 64 pozzi (Figura 1) della rete piezometrica di monitoraggio regionale (Ufficio Idrografico e Arpa FVG), ha consentito di evidenziare per gli ultimi 15 anni (2009-2023): - un abbassamento medio del livello piezometrico di circa 7 m con un massimo di 13 m nella parte più settentrionale dell’area; - una riduzione delle precipitazioni medie annue dell’ordine di 200-300 mm nella pianura e fino a 700 - 900 mm nella zona montana; - un aumento delle temperature medie annue di 0.3°C - 1°C. Queste tendenze presuppongono una diminuzione dell’infiltrazione efficace, un aumento dell’evapotraspirazione reale e quindi una riduzione della disponibilità della risorsa idrica sia sotterranea che superficiale.File | Dimensione | Formato | |
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