Con i recenti sviluppi dell'IA in musica, l'automazione di analisi, sintesi e composizione sembra sempre più realizzabile. Ancora una volta una nuova tecnologia fa rivivere l'utopia dell'esclusione dell'elemento interpretativo-umano dal processo di creazione. La ricerca informatica è oggi guidata dall'idea che i sistemi di IA possano soddisfare l'esigenza dell'industria musicale - soprattutto quella applicata (televisione, pubblicità, sound design, cinema e musica popolare) - di disporre di sistemi alternativi ed efficienti per la creazione rapida di brani immediatamente utilizzabili nei processi produttivi. Potremmo chiederci: che ne è della creatività musicale? E l'intenzione dell'autore? Possiamo davvero credere alla narrazione dell'interazione uomo-macchina secondo cui, ormai estromessi dal sistema, i compositori dovrebbero limitarsi a chiedere al sistema cosa produrre, e accettare lo spaventoso corollario che gli autori “migliori” sono quelli che riescono a “comunicare al meglio le loro intenzioni alla macchina”? L'angoscia kierkegaardiana che porta molti compositori e musicologi a rifiutare a priori i nuovi sviluppi dell'IA, unita a una visione utilitaristica e capitalistica della tecnologia, sta lasciando sempre più ai margini il mondo umanistico da quelle che saranno, se si può azzardare una previsione, pratiche di creazione musicale sempre più utilizzate in molti ambiti della produzione artistica. Ma uno sguardo alla musica in prospettiva storica ci mostra un ciclico ritorno di paure ed entusiasmi verso i sistemi (semi)automatici di composizione (dal mottetto isoritmico al serialismo integrale) e l'irruzione della tecnologia nella produzione musicale (musica elettronica); momenti di alta tensione che, se è vero che hanno portato alcuni artisti a soccombere, hanno anche stimolato altri a creare nuove e finissime opere d'arte. Si tratta allora di intuire le pieghe di queste nuove tecnologie dove l'immaginazione può trarre nuovi stimoli e far fiorire nuove idee. Creazione di dataset, definizione di modelli per l'estrazione di features e loro manipolazione originale: le possibilità che si aprono sono molteplici. A quel punto, come hanno fatto tanti autori del Novecento (Krenek, Risset, Romitelli, solo per citarne alcuni), compositori e musicologi potranno rientrare nel sistema tecnologico, esserne i creatori, gli orologiai. Così, la creatività non sarà più soggiogata, né relegata nel mito dell'interazione uomo-macchina, ma potrà finalmente compiere il più recente dei suoi innumerevoli peripli e rinascere ancora una volta rinnovata.
Per chi suona l’algoritmo? Formalizzazione del pensiero compositivo e interazioni con il mezzo elettronico nel Novecento. Alcuni casi rappresentativi
Luca Cossettini
2024-01-01
Abstract
Con i recenti sviluppi dell'IA in musica, l'automazione di analisi, sintesi e composizione sembra sempre più realizzabile. Ancora una volta una nuova tecnologia fa rivivere l'utopia dell'esclusione dell'elemento interpretativo-umano dal processo di creazione. La ricerca informatica è oggi guidata dall'idea che i sistemi di IA possano soddisfare l'esigenza dell'industria musicale - soprattutto quella applicata (televisione, pubblicità, sound design, cinema e musica popolare) - di disporre di sistemi alternativi ed efficienti per la creazione rapida di brani immediatamente utilizzabili nei processi produttivi. Potremmo chiederci: che ne è della creatività musicale? E l'intenzione dell'autore? Possiamo davvero credere alla narrazione dell'interazione uomo-macchina secondo cui, ormai estromessi dal sistema, i compositori dovrebbero limitarsi a chiedere al sistema cosa produrre, e accettare lo spaventoso corollario che gli autori “migliori” sono quelli che riescono a “comunicare al meglio le loro intenzioni alla macchina”? L'angoscia kierkegaardiana che porta molti compositori e musicologi a rifiutare a priori i nuovi sviluppi dell'IA, unita a una visione utilitaristica e capitalistica della tecnologia, sta lasciando sempre più ai margini il mondo umanistico da quelle che saranno, se si può azzardare una previsione, pratiche di creazione musicale sempre più utilizzate in molti ambiti della produzione artistica. Ma uno sguardo alla musica in prospettiva storica ci mostra un ciclico ritorno di paure ed entusiasmi verso i sistemi (semi)automatici di composizione (dal mottetto isoritmico al serialismo integrale) e l'irruzione della tecnologia nella produzione musicale (musica elettronica); momenti di alta tensione che, se è vero che hanno portato alcuni artisti a soccombere, hanno anche stimolato altri a creare nuove e finissime opere d'arte. Si tratta allora di intuire le pieghe di queste nuove tecnologie dove l'immaginazione può trarre nuovi stimoli e far fiorire nuove idee. Creazione di dataset, definizione di modelli per l'estrazione di features e loro manipolazione originale: le possibilità che si aprono sono molteplici. A quel punto, come hanno fatto tanti autori del Novecento (Krenek, Risset, Romitelli, solo per citarne alcuni), compositori e musicologi potranno rientrare nel sistema tecnologico, esserne i creatori, gli orologiai. Così, la creatività non sarà più soggiogata, né relegata nel mito dell'interazione uomo-macchina, ma potrà finalmente compiere il più recente dei suoi innumerevoli peripli e rinascere ancora una volta rinnovata.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.