Per molto tempo si è pensato che la condizione di sordità implicasse una condizione di ‘deficienza’ rispetto alla conoscenza del mondo, dovuta alla limitazione delle risorse disponibili per l’accesso alla lingua parlata. Il difficile rapporto esistente tra un mondo a prevalenza udente e la minoranza sorda è ben documentato dalla storia e legato all’invisibilità della sordità1 rispetto a altre disabilità fisiche rese più evidenti dalla menomazione. Negli ultimi anni la parola ‘sordità’ si è arricchita di significati sociali e culturali che, a seconda del contesto, fanno modo che significhi ‘disabilità’, ‘ritardo’ ma anche ‘identità’ e ‘orgoglio’. L’evoluzione dei significati attribuiti alla sordità è partita con lo studio della lingua dei segni2 e il modo in cui questa definisce le relazioni tra i suoi utenti e gli altri. La contemporanea definizione di persona sorda come ‘sordo’, ‘sordomuto’ o ‘non udente’ è il sintomo di un’evoluzione linguistica e culturale non del tutto completa, le cui radici affondano nella storia riabilitativa, linguistica e culturale di queste persone. In questo contributo cercheremo di ripercorrere alcune tappe di questa storia per una migliore comprensione di come debba essere definita una persona con problemi di udito e quale sia il codice linguistico più appropriato per la sua educazione, riabilitazione e inclusione sociale.

Definire l'identità sorda attraverso il linguaggio

De Monte Maria Tagarelli
Primo
Writing – Original Draft Preparation
2015-01-01

Abstract

Per molto tempo si è pensato che la condizione di sordità implicasse una condizione di ‘deficienza’ rispetto alla conoscenza del mondo, dovuta alla limitazione delle risorse disponibili per l’accesso alla lingua parlata. Il difficile rapporto esistente tra un mondo a prevalenza udente e la minoranza sorda è ben documentato dalla storia e legato all’invisibilità della sordità1 rispetto a altre disabilità fisiche rese più evidenti dalla menomazione. Negli ultimi anni la parola ‘sordità’ si è arricchita di significati sociali e culturali che, a seconda del contesto, fanno modo che significhi ‘disabilità’, ‘ritardo’ ma anche ‘identità’ e ‘orgoglio’. L’evoluzione dei significati attribuiti alla sordità è partita con lo studio della lingua dei segni2 e il modo in cui questa definisce le relazioni tra i suoi utenti e gli altri. La contemporanea definizione di persona sorda come ‘sordo’, ‘sordomuto’ o ‘non udente’ è il sintomo di un’evoluzione linguistica e culturale non del tutto completa, le cui radici affondano nella storia riabilitativa, linguistica e culturale di queste persone. In questo contributo cercheremo di ripercorrere alcune tappe di questa storia per una migliore comprensione di come debba essere definita una persona con problemi di udito e quale sia il codice linguistico più appropriato per la sua educazione, riabilitazione e inclusione sociale.
2015
978-88-97524-23-6
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