Da quando la città ha smesso di svilupparsi secondo le stesse regole che informavano i cimiteri, ai recinti sacri è rimasto il compito di rappresentare il predeterminato nello sviluppo urbano, la finitudine della forma, di rimanere gli unici oggetti della città a svilupparsi ancora entro un limite fisico predefinito. Come se il cimitero ci ricordasse una forma della città che abbiamo per sempre perduto, una forma che basava sul limite – cioè sul perimetro come orizzonte sia spaziale che temporale, oltre che come orizzonte effettivo, fisico dello sguardo – la sua natura che era insieme evolutiva e immaginata fin dall’inizio.
Postfazione
Giovanni La Varra
2025-01-01
Abstract
Da quando la città ha smesso di svilupparsi secondo le stesse regole che informavano i cimiteri, ai recinti sacri è rimasto il compito di rappresentare il predeterminato nello sviluppo urbano, la finitudine della forma, di rimanere gli unici oggetti della città a svilupparsi ancora entro un limite fisico predefinito. Come se il cimitero ci ricordasse una forma della città che abbiamo per sempre perduto, una forma che basava sul limite – cioè sul perimetro come orizzonte sia spaziale che temporale, oltre che come orizzonte effettivo, fisico dello sguardo – la sua natura che era insieme evolutiva e immaginata fin dall’inizio.| File | Dimensione | Formato | |
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La Varra G. (2025), Postfazione, in La morte e i suoi luoghi. Cronache da Eusonia.pdf
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