“La vita mi ha sballottato in modo così arbitrario – scrive Korolenko– che ho avuto la possibilità di vedere e, cosa più importante, di sentire tutti gli strati del popolo russo, dagli iacuti semiselvaggi e dagli abitanti delle foreste incolte dell’Europa settentrionale, dove non conoscono il carro, fino agli operai delle città”. Per circa nove anni, dal 1876 al 1885, con un breve intervallo, Korolenko fu rinchiuso nelle prigioni di Mosca, Pietroburgo, Vjatka, Kostroma, Vyšnij Voločёk, Tobol’sk, Tomsk, Krasnojarsk, Irkutsk e Jakutsk, e visse in esilio dapprima nel remoto villaggio di Berёzovskie Počinki (nel governatorato di Vjatka) e poi nella sloboda di Amga, nella Jacuzia (Siberia orientale). Il periodo siberiano diventa per Korolenko “un vero e proprio serbatoio cui attingere per il dramma russo”, e lo munisce di uno sguardo diverso sulla vita, compassionevole, che gli consente di trasporre nel Sogno di Makar (Son Makara, 1885) la triste esistenza di un povero contadino ‘iacutizzato’, un ladruncolo, imbroglioncello, un ubriacone incallito, che, morto assiderato la notte di Natale, viene chiamato a dar conto dei propri peccati davanti al ‘Giudice supremo’.

Vladimir Korolenko, Il sogno di Makar (1885)

Roberta De Giorgi
2025-01-01

Abstract

“La vita mi ha sballottato in modo così arbitrario – scrive Korolenko– che ho avuto la possibilità di vedere e, cosa più importante, di sentire tutti gli strati del popolo russo, dagli iacuti semiselvaggi e dagli abitanti delle foreste incolte dell’Europa settentrionale, dove non conoscono il carro, fino agli operai delle città”. Per circa nove anni, dal 1876 al 1885, con un breve intervallo, Korolenko fu rinchiuso nelle prigioni di Mosca, Pietroburgo, Vjatka, Kostroma, Vyšnij Voločёk, Tobol’sk, Tomsk, Krasnojarsk, Irkutsk e Jakutsk, e visse in esilio dapprima nel remoto villaggio di Berёzovskie Počinki (nel governatorato di Vjatka) e poi nella sloboda di Amga, nella Jacuzia (Siberia orientale). Il periodo siberiano diventa per Korolenko “un vero e proprio serbatoio cui attingere per il dramma russo”, e lo munisce di uno sguardo diverso sulla vita, compassionevole, che gli consente di trasporre nel Sogno di Makar (Son Makara, 1885) la triste esistenza di un povero contadino ‘iacutizzato’, un ladruncolo, imbroglioncello, un ubriacone incallito, che, morto assiderato la notte di Natale, viene chiamato a dar conto dei propri peccati davanti al ‘Giudice supremo’.
2025
9788831476386
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11390/1306848
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