Ermes, il semidio costretto da Zeus ad essere suo fedele messaggero, varcava continuamente la soglia tra l’Olimpo e il mondo degli umani. Ermes è anche dio dei pesi e delle misure, ovvero delle equivalenze così come degli inganni e la letteralità nel riportare i messaggi ne è spesso dimostrazione. In quanto dio dei bivi e degli incroci Ermes conduce alla soglia della svolta da prendere, ma le sue indicazioni non sono mai prive di trappole e sulla soglia della comprensione la scelta interpretativa è sempre una responsabilità personale. In quanto metafora della traduzione, Ermes è personificazione del complesso di ogni traduttore per la fedeltà al messaggio riportato. Se si considera la traduzione come un dialogo tra l’autore e il suo traduttore, si può vedere in questo dialogo una sorta di attraversamento della soglia, quella del traduttore nello spazio-tempo culturale dell’autore e quella del testo nel nuovo spazio-tempo-cultura, diverso da quello che lo ha visto venire alla luce. La pratica della traduzione, quindi, proprio per il suo essere affine alle dinamiche che soggiacciono all’esperienza personale di interpretazione della realtà, presuppone un aspetto marcatamente soggettivo, presupponendo un rapporto dialogico tra autore e traduttore e una cooperazione tra le due modalità della conoscenza, la ratio e l'analogon rationis, ovvero l'aesthesis.

Ermes e le soglie dell'interpretazione. La traduzione tra esperienza estetica ed ermeneutica

Raffaella Diacono
2025-01-01

Abstract

Ermes, il semidio costretto da Zeus ad essere suo fedele messaggero, varcava continuamente la soglia tra l’Olimpo e il mondo degli umani. Ermes è anche dio dei pesi e delle misure, ovvero delle equivalenze così come degli inganni e la letteralità nel riportare i messaggi ne è spesso dimostrazione. In quanto dio dei bivi e degli incroci Ermes conduce alla soglia della svolta da prendere, ma le sue indicazioni non sono mai prive di trappole e sulla soglia della comprensione la scelta interpretativa è sempre una responsabilità personale. In quanto metafora della traduzione, Ermes è personificazione del complesso di ogni traduttore per la fedeltà al messaggio riportato. Se si considera la traduzione come un dialogo tra l’autore e il suo traduttore, si può vedere in questo dialogo una sorta di attraversamento della soglia, quella del traduttore nello spazio-tempo culturale dell’autore e quella del testo nel nuovo spazio-tempo-cultura, diverso da quello che lo ha visto venire alla luce. La pratica della traduzione, quindi, proprio per il suo essere affine alle dinamiche che soggiacciono all’esperienza personale di interpretazione della realtà, presuppone un aspetto marcatamente soggettivo, presupponendo un rapporto dialogico tra autore e traduttore e una cooperazione tra le due modalità della conoscenza, la ratio e l'analogon rationis, ovvero l'aesthesis.
2025
9791280021250
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11390/1314545
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