Nel capitolo si analizzano le modalità discorsive di creazione del consenso, in seno all’opinione pubblica, attorno alla “necessità” delle azioni militari in Iraq tra il 1991 e il 2003. Attraverso l’analisi di alcuni discorsi e dichiarazioni ufficiali di John Major, Tony Blair, George Bush, Bill Clinton e George W. Bush, che presentano interessanti analogie sul piano retorico-testuale, vengono messi in luce i meccanismi di rappresentazione ideologica del conflitto e delle parti in causa. L’analisi, condotta nella cornice della grammatica sistemico-funzionale e dei critical discourse studies, si concentra in particolare sull’uso strategico del lessico valutativo (eufemismi e significati assiologici), sulla scelta di strutture della transitività (tipi di processi e ruoli dei partecipanti) ricorrenti, sullo statuto dell’informazione presentata come condivisa e sull’uso di schemi retorico-argomentativi quali l’argomentazione a fortiori. Ne emergono isotopie interpretative incentrate sulla rappresentazione della coalizione delle forze occidentali come “catalizzatore di pace”, delle truppe come “collante sociale”, di Saddam Hussein (e, di recente, dei terroristi di Al Qaida) come “agente irrazionale” e della popolazione irachena come vittima di un dittatore brutale, nei confronti della quale si adottano strategie discorsive improntate alla synthetic personalisation e alla democratisation of discourse (Fairclough, 1989, 1992. 1996). Oltre a tali formazioni tematiche intertestuali (intertextual thematic formations, nella terminologia di J. Lemke), vengono messi in luce alcuni paradossi logici ricorrenti, quali quello della “guerra come via alla pace” o quello in base al quale “sostenere coloro che combattono per la pace equivale a sostenere la pace”, che contribuiscono, da un lato, a marginalizzare, sul piano ideologico e comunicativo, le posizioni eteroglossiche (in termini bahktiniani) e, dall’altro, a favorire l’acquiescenza nei confronti delle scelte e delle giustificazioni addotte dalla coalizione occidentale.

'Sport a Yellow Ribbon' and Other Strategies for Raising Public Opinion's Consensus on Military Actions in Iraq: A Linguistic Analysis of Conflict Management

VASTA, Nicoletta
2004-01-01

Abstract

Nel capitolo si analizzano le modalità discorsive di creazione del consenso, in seno all’opinione pubblica, attorno alla “necessità” delle azioni militari in Iraq tra il 1991 e il 2003. Attraverso l’analisi di alcuni discorsi e dichiarazioni ufficiali di John Major, Tony Blair, George Bush, Bill Clinton e George W. Bush, che presentano interessanti analogie sul piano retorico-testuale, vengono messi in luce i meccanismi di rappresentazione ideologica del conflitto e delle parti in causa. L’analisi, condotta nella cornice della grammatica sistemico-funzionale e dei critical discourse studies, si concentra in particolare sull’uso strategico del lessico valutativo (eufemismi e significati assiologici), sulla scelta di strutture della transitività (tipi di processi e ruoli dei partecipanti) ricorrenti, sullo statuto dell’informazione presentata come condivisa e sull’uso di schemi retorico-argomentativi quali l’argomentazione a fortiori. Ne emergono isotopie interpretative incentrate sulla rappresentazione della coalizione delle forze occidentali come “catalizzatore di pace”, delle truppe come “collante sociale”, di Saddam Hussein (e, di recente, dei terroristi di Al Qaida) come “agente irrazionale” e della popolazione irachena come vittima di un dittatore brutale, nei confronti della quale si adottano strategie discorsive improntate alla synthetic personalisation e alla democratisation of discourse (Fairclough, 1989, 1992. 1996). Oltre a tali formazioni tematiche intertestuali (intertextual thematic formations, nella terminologia di J. Lemke), vengono messi in luce alcuni paradossi logici ricorrenti, quali quello della “guerra come via alla pace” o quello in base al quale “sostenere coloro che combattono per la pace equivale a sostenere la pace”, che contribuiscono, da un lato, a marginalizzare, sul piano ideologico e comunicativo, le posizioni eteroglossiche (in termini bahktiniani) e, dall’altro, a favorire l’acquiescenza nei confronti delle scelte e delle giustificazioni addotte dalla coalizione occidentale.
2004
8846710630
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