Il contributo segue il filo di due progetti di edizione di cantari di Antonio Pucci, l’Apollonio di Tiro e la Reina d’Oriente, che Alessandro D’Ancona, pioniere del metodo lachmanniano in Italia, volle affidare al grande comparatista russo Aleksandr N. Veselovskij, durante il suo più lungo soggiorno italiano (1864-1867). Allo scopo vengono utilizzati, in primo luogo, il carteggio intercorso tra i due studiosi, compreso quello danconiano, che si conserva, inedito, tra le carte di Veselovskij a San Pietroburgo (Puškinskij Dom); e , in aggiunta, gli scambi epistolari di ognuno con i maggiori studiosi al tempo di letteratura italiana trecentesca, oltre che di materia folklorica (Carducci, Monaci, Mussafia, Novati, Pitrè, Rajna). In tal modo si mettono a fuoco i retroscena di iniziative che furono tra le prime in Italia ad applicare la filologia lachmanniana a materia volgare; e si definisce, inoltre, il ruolo avuto da D’Ancona e Veselovskij nella riscoperta di Pucci in età moderna. In particolare, si sottolinea l’importanza delle loro proposte attributive, che riguardano i sonetti, le stanze di canzone, le laudi dei Vangeli de la quaresima in volgare e in rima e i capitoli ternari dei Vangeli fuori de la Quaresima conservati, anonimi, nel manoscritto Riccardiano 1294, e di alcuni cantari contenuti, per lo più, nel ms. Riccardiano 2873 (segnatamente, il cantare della Lusignacca, che è versificazione di Decameron V, 4; i Cantari di Carduino e il Cantare di Tristano e Lancielotto): che per Veselovskij costituiva un vero collettore di materia pucciana.
Il Pucci di D'Ancona e Veselovskij
RABBONI, Renzo
2006-01-01
Abstract
Il contributo segue il filo di due progetti di edizione di cantari di Antonio Pucci, l’Apollonio di Tiro e la Reina d’Oriente, che Alessandro D’Ancona, pioniere del metodo lachmanniano in Italia, volle affidare al grande comparatista russo Aleksandr N. Veselovskij, durante il suo più lungo soggiorno italiano (1864-1867). Allo scopo vengono utilizzati, in primo luogo, il carteggio intercorso tra i due studiosi, compreso quello danconiano, che si conserva, inedito, tra le carte di Veselovskij a San Pietroburgo (Puškinskij Dom); e , in aggiunta, gli scambi epistolari di ognuno con i maggiori studiosi al tempo di letteratura italiana trecentesca, oltre che di materia folklorica (Carducci, Monaci, Mussafia, Novati, Pitrè, Rajna). In tal modo si mettono a fuoco i retroscena di iniziative che furono tra le prime in Italia ad applicare la filologia lachmanniana a materia volgare; e si definisce, inoltre, il ruolo avuto da D’Ancona e Veselovskij nella riscoperta di Pucci in età moderna. In particolare, si sottolinea l’importanza delle loro proposte attributive, che riguardano i sonetti, le stanze di canzone, le laudi dei Vangeli de la quaresima in volgare e in rima e i capitoli ternari dei Vangeli fuori de la Quaresima conservati, anonimi, nel manoscritto Riccardiano 1294, e di alcuni cantari contenuti, per lo più, nel ms. Riccardiano 2873 (segnatamente, il cantare della Lusignacca, che è versificazione di Decameron V, 4; i Cantari di Carduino e il Cantare di Tristano e Lancielotto): che per Veselovskij costituiva un vero collettore di materia pucciana.File | Dimensione | Formato | |
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