A più di dieci anni dagli Accordi di Dayton, Mostar appare analiticamente come metafora di una no man’s land di cui le divisioni etno-culturali e l’incomunicabilità sono le cifre distintive. Riduzionismi concettuali e teleologie incerte del processo di democratizzazione, nonché pedisseque applicazioni di modelli “esterni” da parte della comunità internazionale rivelano tutta la loro critica complessità in un processo di ricostruzione che non può limitarsi alla realtà urbana, ma deve primariamente contemplare il tessuto sociale. Mostar è così un caso emblematico, non solo per la devastazioni subite (sia in termini materiali che psicologici), ma anche per la sua natura di “laboratorio” per il futuro. Nel suo passato, la cultura della tolleranza aveva permesso condizioni di vita possibili per tutti gruppi etno-culturali presenti e il multiculturalismo costituiva l’esperienza quotidiana di ogni suo cittadino. La domanda di fondo della riflessione è come un nucleo urbano possa svilupparsi in assenza di una base condivisa di valori, riferimenti ed istituzioni, come Mostar cioè possa ridiventare una città “normale”, in cui la tradizione multiculturale riviva e coesista al contempo con una memoria che non è passato.

No man’s land: Mostar nei Balcani

POCECCO, Antonella
2007-01-01

Abstract

A più di dieci anni dagli Accordi di Dayton, Mostar appare analiticamente come metafora di una no man’s land di cui le divisioni etno-culturali e l’incomunicabilità sono le cifre distintive. Riduzionismi concettuali e teleologie incerte del processo di democratizzazione, nonché pedisseque applicazioni di modelli “esterni” da parte della comunità internazionale rivelano tutta la loro critica complessità in un processo di ricostruzione che non può limitarsi alla realtà urbana, ma deve primariamente contemplare il tessuto sociale. Mostar è così un caso emblematico, non solo per la devastazioni subite (sia in termini materiali che psicologici), ma anche per la sua natura di “laboratorio” per il futuro. Nel suo passato, la cultura della tolleranza aveva permesso condizioni di vita possibili per tutti gruppi etno-culturali presenti e il multiculturalismo costituiva l’esperienza quotidiana di ogni suo cittadino. La domanda di fondo della riflessione è come un nucleo urbano possa svilupparsi in assenza di una base condivisa di valori, riferimenti ed istituzioni, come Mostar cioè possa ridiventare una città “normale”, in cui la tradizione multiculturale riviva e coesista al contempo con una memoria che non è passato.
2007
9788843044689
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