Presentando la sua edizione critica del Digesto Theodor Mommsen notava che Irnerio non aveva recuperato alla tradizione occidentale gli iura antichi a partire dalla littera pisana – le lezioni di questa sono infatti incompatibili con quelle della bononiensis – ma che bisognava ipotizzare l'esistenza di un altro testimone altomedievale del Digesto, e in particolare del Vetus, oggi perduto, che egli indicò come codex secundus (= S). In questo contributo si afferma che S fu probabilmente un codice della biblioteca del monastero di Bobbio. Si è conservato infatti un catalogo del monastero databile al X secolo nel quale sono menzionati tra gli altri i volumi Librum Pandectarum I e Libros et Iustiniani II. Nel X secolo – e già prima dell'anno 830, poiché questo è il terminus ante quem della pars antiquissima del catalogo alla quale appartengono i tre manoscritti citati – a Bobbio si conservavano dunque un testimone delle Pandette e, con indicazione generica, due volumi di Giustiniano: l'antichità dei testi e le grafie in uso nello scriptorium bobbiense sono compatibili con le ipotesi avanzate in riferimento a S. In quei tre volumi è possibile che fosse contenuto tutto il diritto giustinianeo. Il monastero fondato da san Colombano – già noto agli storici del diritto come luogo di produzione degli Excerpta Bobiensia e, forse, della Lex Romana canonice compta, e inoltre perché dalla sua biblioteca provengono i due testimoni più antichi dell'Editto di Rotari e frammenti palinsesti del Codex Theodosianus, del Digesto e della Lex Romana Burgundionum – giocò insomma probabilmente un ruolo decisivo nella rinascita giuridica bolognese
Le Pandette in Italia da Giustiniano alle origini dell'università. Considerazioni e ipotesi in margine a una scoperta
MAZZANTI, Giuseppe
2005-01-01
Abstract
Presentando la sua edizione critica del Digesto Theodor Mommsen notava che Irnerio non aveva recuperato alla tradizione occidentale gli iura antichi a partire dalla littera pisana – le lezioni di questa sono infatti incompatibili con quelle della bononiensis – ma che bisognava ipotizzare l'esistenza di un altro testimone altomedievale del Digesto, e in particolare del Vetus, oggi perduto, che egli indicò come codex secundus (= S). In questo contributo si afferma che S fu probabilmente un codice della biblioteca del monastero di Bobbio. Si è conservato infatti un catalogo del monastero databile al X secolo nel quale sono menzionati tra gli altri i volumi Librum Pandectarum I e Libros et Iustiniani II. Nel X secolo – e già prima dell'anno 830, poiché questo è il terminus ante quem della pars antiquissima del catalogo alla quale appartengono i tre manoscritti citati – a Bobbio si conservavano dunque un testimone delle Pandette e, con indicazione generica, due volumi di Giustiniano: l'antichità dei testi e le grafie in uso nello scriptorium bobbiense sono compatibili con le ipotesi avanzate in riferimento a S. In quei tre volumi è possibile che fosse contenuto tutto il diritto giustinianeo. Il monastero fondato da san Colombano – già noto agli storici del diritto come luogo di produzione degli Excerpta Bobiensia e, forse, della Lex Romana canonice compta, e inoltre perché dalla sua biblioteca provengono i due testimoni più antichi dell'Editto di Rotari e frammenti palinsesti del Codex Theodosianus, del Digesto e della Lex Romana Burgundionum – giocò insomma probabilmente un ruolo decisivo nella rinascita giuridica bologneseFile | Dimensione | Formato | |
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