L'articolo prende in esame il dramma in cinque atti Evica Gupčeva composto dalla scrittrice Marija Jurić Zagorka durante la sua detenzione nel carcere di Zagabria nel 1903. Si analizzano le circostanze storiche e politiche della nascita di quest’opera teatrale sulla rivolta contadina, e il modo in cui esse sono state descritte nelle memorie della stessa autrice, con particolare attenzione al binomio sofferenza – ribellione che sembra rappresentare la chiave del suo racconto autobiografico. Si discute la necessità per ogni rivolta di trovare una giustificazione davanti al nuovo ordine sociale, e se ne trovano conferme nella posizione dell’autrice, limitata nelle sue ribellioni dal discorso dominante. Nell’intreccio del dramma si individuano elementi che indicano una sorprendente coscienza dell’autrice sul condizionalmento della ribellione delle classi subalterne. Nonostante ciò, si nota come l’introduzione del personaggio femminile al centro di questa storia sulla rivoluzione cambi profondamente la tradizionale struttura narrativa sulla ribellione, e renda superfluo il frequente motivo della violenza sulle donne. Nell’ultima parte dell’articolo le idee politiche espresse nel dramma si confrontano con le idee del movimento socialdemocratico contemporaneo in Europa, in particolare riguardo alla posizione della donna, la cui emancipazione si riduce spesso al ruolo della leale accompagnatrice dell’uomo e sostenitrice delle sue lotte.
Kako je osobno postalo politicko u Zagorkinoj Evici Gupcevoj
BADURINA, Natka
2009-01-01
Abstract
L'articolo prende in esame il dramma in cinque atti Evica Gupčeva composto dalla scrittrice Marija Jurić Zagorka durante la sua detenzione nel carcere di Zagabria nel 1903. Si analizzano le circostanze storiche e politiche della nascita di quest’opera teatrale sulla rivolta contadina, e il modo in cui esse sono state descritte nelle memorie della stessa autrice, con particolare attenzione al binomio sofferenza – ribellione che sembra rappresentare la chiave del suo racconto autobiografico. Si discute la necessità per ogni rivolta di trovare una giustificazione davanti al nuovo ordine sociale, e se ne trovano conferme nella posizione dell’autrice, limitata nelle sue ribellioni dal discorso dominante. Nell’intreccio del dramma si individuano elementi che indicano una sorprendente coscienza dell’autrice sul condizionalmento della ribellione delle classi subalterne. Nonostante ciò, si nota come l’introduzione del personaggio femminile al centro di questa storia sulla rivoluzione cambi profondamente la tradizionale struttura narrativa sulla ribellione, e renda superfluo il frequente motivo della violenza sulle donne. Nell’ultima parte dell’articolo le idee politiche espresse nel dramma si confrontano con le idee del movimento socialdemocratico contemporaneo in Europa, in particolare riguardo alla posizione della donna, la cui emancipazione si riduce spesso al ruolo della leale accompagnatrice dell’uomo e sostenitrice delle sue lotte.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.