Questo intervento intende proporre alcune riflessioni intorno al tema della “ri-enunciazione” sulla base delle complesse operazioni di ri-scrittura che attualmente, in modo piuttosto accentuato, si registrano sul piano storico ed estetico tra cinema e arte contemporanea. Ed è il “tra”, l’intersezione mobile dei campi disciplinari del cinema e dell’arte a marcare lo snodo di una serie di interrogazioni ramificate che concernono le pratiche di “ri-scrittura” sub specie imaginis - secondo diversi livelli di pertinenza, vale a dire, l’enunciazione, il movimento e il tempo (durata) - e che portano a nuova luce la dimensione narrativa (R. Barthes, 1966; G. Genette, 1972; 1983) e la dimensione figurale (Ph. Dubois, 2003; M. Lefebvre, 1997) dei testi. Il quadro teorico è definito sottotraccia dai concetti di “déplacement” e di “écriture filmique” introdotti da Ch. Metz (1971), dalla distinzione operata tra “opera” e “testo” da R. Barthes (1971) e dal termine “Figura” secondo le diverse accezioni di F. Lyotard (1971) e di G. Deleuze (1981). Sul piano metodologico si è fatto ricorso alla teoria dell’enunciazione impersonale elaborata da Ch. Metz (1991) e alla definzione di “transtestualità” secondo G. Genette (1982). Concetti, termini categoriali, nozioni, teorie e definizioni che l’intervento richiama e rielabora. Entro una tale prospettiva teorica e metodologica è stata ripensata la pratica del “remake” (R. Nepoti, C.G.Saba, Chamabat-Houillon, A. Sainati, N. Dusi ecc.) in funzione dell’analisi comparata dei testi audiovisivi. Inoltre, più in generale, lo studio della ri-enunciazione mette in causa il “discorso narrativo” e il “figurale” sul piano dell’intertestualità. Esemplarmente, i modi della ri-scrittura di Psycho (1961) di A. Hitchcock evidenziabili in Psycho (1998) di G. van Sant o, diversamente, nella videoinstallazione monocanale 24 Hour Psycho (1993) di D. Gordon, si delineano attraverso una progressiva deformazione della dimensione narrativa, che si attiva non sul piano delle variazioni tra “nodi” e le “catalisi”, ma sul piano figurale. Diversamente da quanto argomentato da F.Lyotard e da G.Deleuze, il “figurale” qui non è separato dal “discorso” o dalla “narrazione”; al contrario, nello spazio intertestuale - nelle relazioni tra i testi - narrazione e figurale tracciano due diversi ordini del senso che entrano in interferenza. La “s-marcature” del senso in figura (G. Deleuze, 1983), il “punto di vibrazione” o di “autodecostruzione” del testo (P. Bertetto, 2006), il “problema” che si enuncia sub specie imaginis (J. Aumont, 1996) ovvero la presenza del figurale nella scrittura filmica hitchcockiana viene significativamente cancellata dalla ri-scrittura di van Sant che introduce altri elementi figurali, in altri passaggi testuali. È sul piano figurale che la ri-scrittura di van Sant risulta agire per sistematica sottrazione (differenza) introducendo incrinature, erosioni che hanno effetto sulla coesione del racconto e disgregano “in figura” la coerenza narrativa del discorso. Il saggio è la sintesi di un contributo presentato nel contesto della V MAGIS – International Film Studies Spring School “Cinema and contemporary visual arts” (2007).
Cinéma Art. reécritures. Psycho du cinéma à l’art vidéo
SABA, Cosetta
2010-01-01
Abstract
Questo intervento intende proporre alcune riflessioni intorno al tema della “ri-enunciazione” sulla base delle complesse operazioni di ri-scrittura che attualmente, in modo piuttosto accentuato, si registrano sul piano storico ed estetico tra cinema e arte contemporanea. Ed è il “tra”, l’intersezione mobile dei campi disciplinari del cinema e dell’arte a marcare lo snodo di una serie di interrogazioni ramificate che concernono le pratiche di “ri-scrittura” sub specie imaginis - secondo diversi livelli di pertinenza, vale a dire, l’enunciazione, il movimento e il tempo (durata) - e che portano a nuova luce la dimensione narrativa (R. Barthes, 1966; G. Genette, 1972; 1983) e la dimensione figurale (Ph. Dubois, 2003; M. Lefebvre, 1997) dei testi. Il quadro teorico è definito sottotraccia dai concetti di “déplacement” e di “écriture filmique” introdotti da Ch. Metz (1971), dalla distinzione operata tra “opera” e “testo” da R. Barthes (1971) e dal termine “Figura” secondo le diverse accezioni di F. Lyotard (1971) e di G. Deleuze (1981). Sul piano metodologico si è fatto ricorso alla teoria dell’enunciazione impersonale elaborata da Ch. Metz (1991) e alla definzione di “transtestualità” secondo G. Genette (1982). Concetti, termini categoriali, nozioni, teorie e definizioni che l’intervento richiama e rielabora. Entro una tale prospettiva teorica e metodologica è stata ripensata la pratica del “remake” (R. Nepoti, C.G.Saba, Chamabat-Houillon, A. Sainati, N. Dusi ecc.) in funzione dell’analisi comparata dei testi audiovisivi. Inoltre, più in generale, lo studio della ri-enunciazione mette in causa il “discorso narrativo” e il “figurale” sul piano dell’intertestualità. Esemplarmente, i modi della ri-scrittura di Psycho (1961) di A. Hitchcock evidenziabili in Psycho (1998) di G. van Sant o, diversamente, nella videoinstallazione monocanale 24 Hour Psycho (1993) di D. Gordon, si delineano attraverso una progressiva deformazione della dimensione narrativa, che si attiva non sul piano delle variazioni tra “nodi” e le “catalisi”, ma sul piano figurale. Diversamente da quanto argomentato da F.Lyotard e da G.Deleuze, il “figurale” qui non è separato dal “discorso” o dalla “narrazione”; al contrario, nello spazio intertestuale - nelle relazioni tra i testi - narrazione e figurale tracciano due diversi ordini del senso che entrano in interferenza. La “s-marcature” del senso in figura (G. Deleuze, 1983), il “punto di vibrazione” o di “autodecostruzione” del testo (P. Bertetto, 2006), il “problema” che si enuncia sub specie imaginis (J. Aumont, 1996) ovvero la presenza del figurale nella scrittura filmica hitchcockiana viene significativamente cancellata dalla ri-scrittura di van Sant che introduce altri elementi figurali, in altri passaggi testuali. È sul piano figurale che la ri-scrittura di van Sant risulta agire per sistematica sottrazione (differenza) introducendo incrinature, erosioni che hanno effetto sulla coesione del racconto e disgregano “in figura” la coerenza narrativa del discorso. Il saggio è la sintesi di un contributo presentato nel contesto della V MAGIS – International Film Studies Spring School “Cinema and contemporary visual arts” (2007).File | Dimensione | Formato | |
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