Il volume raccoglie undici saggi dedicati a tre generi dei primi secoli della letteratura volgare, il cantare, l’egloga e il canzoniere amoroso, di cui punta, attraverso casi emblematici, a mettere in rilievo le ibridazioni e, più in generale, l’incertezza che caratterizza i confini e gli statuti di ognuno, almeno fino al Cinquecento. I testi e i personaggi considerati (l’Apollonio di Tiro del Pucci e la sua tradizione lombarda e veneta, il motivo della metamorfosi sessuale nella Reina d’Oriente ancora del Pucci, il trattato devoto in forma di serventese del Cardarello, gli anonimi Cantari di Lancillotto, il ‘macheronico’ Libro de Galvano di Evangelista Fossa, la produzione amorosa, oltre che egloghistica, di Giovanni Nogarola, Giorgio Musca, Tommaso Cambiatori) consentono di affrontare questioni cruciali per la storia dei rispettivi generi, dalla genesi del metro e della forma (se popolare o colta) del cantare, alla definizione dei modi - tra Boccaccio e Virgilio - dell’egloga volgare, agli sviluppi della narrazione in ottave: da una prima fase leggendaria e ‘breve’ ad una cavalleresca e ciclica, fortemente contaminata con i codici più in voga tra Quattro e Cinquecento, la poesia macheronica, l’elegia, l’egloga, la lirica petrarchesca, oltre che la novella boccacciana. Un’attenzione specifica è dedicata alla precocissima imitazione del Petrarca volgare in ambito veronese e padovano, che rappresenta una fioritura decisamente fuori stagione, in cui è coinvolta, di nuovo, la vicenda dell’egloga amorosa, di cui suggerisce, anzi ribadisce, la netta precedenza rispetto all’età e all’ambiente dei ‘buccoici’ laurenziani e della stampa Miscomini, per troppo tempo considerata come l’atto fondativo del genere.
Generi e contaminazioni. Studi sui cantari, l’egloga volgare e la prima imitazione petrarchesca
RABBONI, Renzo
2013-01-01
Abstract
Il volume raccoglie undici saggi dedicati a tre generi dei primi secoli della letteratura volgare, il cantare, l’egloga e il canzoniere amoroso, di cui punta, attraverso casi emblematici, a mettere in rilievo le ibridazioni e, più in generale, l’incertezza che caratterizza i confini e gli statuti di ognuno, almeno fino al Cinquecento. I testi e i personaggi considerati (l’Apollonio di Tiro del Pucci e la sua tradizione lombarda e veneta, il motivo della metamorfosi sessuale nella Reina d’Oriente ancora del Pucci, il trattato devoto in forma di serventese del Cardarello, gli anonimi Cantari di Lancillotto, il ‘macheronico’ Libro de Galvano di Evangelista Fossa, la produzione amorosa, oltre che egloghistica, di Giovanni Nogarola, Giorgio Musca, Tommaso Cambiatori) consentono di affrontare questioni cruciali per la storia dei rispettivi generi, dalla genesi del metro e della forma (se popolare o colta) del cantare, alla definizione dei modi - tra Boccaccio e Virgilio - dell’egloga volgare, agli sviluppi della narrazione in ottave: da una prima fase leggendaria e ‘breve’ ad una cavalleresca e ciclica, fortemente contaminata con i codici più in voga tra Quattro e Cinquecento, la poesia macheronica, l’elegia, l’egloga, la lirica petrarchesca, oltre che la novella boccacciana. Un’attenzione specifica è dedicata alla precocissima imitazione del Petrarca volgare in ambito veronese e padovano, che rappresenta una fioritura decisamente fuori stagione, in cui è coinvolta, di nuovo, la vicenda dell’egloga amorosa, di cui suggerisce, anzi ribadisce, la netta precedenza rispetto all’età e all’ambiente dei ‘buccoici’ laurenziani e della stampa Miscomini, per troppo tempo considerata come l’atto fondativo del genere.File | Dimensione | Formato | |
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