Lo studio bibliografico sulla letteratura critica che nell’ultimo cinquantennio si è occupata dell'opera di Marsilio da Padova trova occasione per interrogarsi su alcuni problemi giusfilosofici fondamentali che in quell’opera furono sollevati e sulle soluzioni che vi furono prospettate. In questa prospettiva, dunque, viene esaminata innanzitutto la discussione relativa all’ispirazione di fondo della riflessione di Marsilio, riassumibile nella domanda se egli si debba ritenere “magis aristotelicus” o “magis christianus”, e a quale tipo di aristotelismo o di cristianesimo eventualmente si riferisca. Vengono successivamente considerate le principali teorie fiorite intorno alle grandi tematiche “istituzionali” del Defensor pacis, concernenti l’origine, l’organizzazione e la legislazione della civitas sive regnum, tematiche che sono state affrontate dagli studiosi ricorrendo a concezioni che andavano di volta in volta dal naturalismo al convenzionalismo, dal repubblicanesimo all’assolutismo, dalla teonomia al giuspositivismo. Ci si sofferma quindi sulla diuturna controversia che, con riguardo alla politica religiosa del legislator marsiliano, ha fatto parlare, con linguaggio spesso consapevolmente anacronistico, di “secolarismo” o addirittura “laicismo” e, alternativamente, di “cesaropapismo”. Si conclude infine con la disputa storiografica sulla collocazione del Mainardini tra medioevo e modernità, e con la valutazione delle indicazioni che, in termini di “ideologia marsiliana”, la complessa vicenda ermeneutica esaminata offre per una comprensione unitaria del significato della sua opera.
Marsilio da Padova. Indagine su un enigma storiografico
ANCONA, Elvio
2012-01-01
Abstract
Lo studio bibliografico sulla letteratura critica che nell’ultimo cinquantennio si è occupata dell'opera di Marsilio da Padova trova occasione per interrogarsi su alcuni problemi giusfilosofici fondamentali che in quell’opera furono sollevati e sulle soluzioni che vi furono prospettate. In questa prospettiva, dunque, viene esaminata innanzitutto la discussione relativa all’ispirazione di fondo della riflessione di Marsilio, riassumibile nella domanda se egli si debba ritenere “magis aristotelicus” o “magis christianus”, e a quale tipo di aristotelismo o di cristianesimo eventualmente si riferisca. Vengono successivamente considerate le principali teorie fiorite intorno alle grandi tematiche “istituzionali” del Defensor pacis, concernenti l’origine, l’organizzazione e la legislazione della civitas sive regnum, tematiche che sono state affrontate dagli studiosi ricorrendo a concezioni che andavano di volta in volta dal naturalismo al convenzionalismo, dal repubblicanesimo all’assolutismo, dalla teonomia al giuspositivismo. Ci si sofferma quindi sulla diuturna controversia che, con riguardo alla politica religiosa del legislator marsiliano, ha fatto parlare, con linguaggio spesso consapevolmente anacronistico, di “secolarismo” o addirittura “laicismo” e, alternativamente, di “cesaropapismo”. Si conclude infine con la disputa storiografica sulla collocazione del Mainardini tra medioevo e modernità, e con la valutazione delle indicazioni che, in termini di “ideologia marsiliana”, la complessa vicenda ermeneutica esaminata offre per una comprensione unitaria del significato della sua opera.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.